San Francisco (Usa) – Il lanciatore del San Francisco Giants, Sam Coonrod, di origini scozzesi, 27 anni, è diventato rapidamente un eroe nei media conservatori dopo aver deciso di non inginocchiarsi durante una dimostrazione per Black Lives Matter prima dell’inno nazionale in vista dell’apertura della stagione contro i Los Angeles Dodgers avvenuta ieri. Coonrod ha poi spiegato che la sua religione e i suoi sentimenti personali su BLM non gli avrebbero permesso di farlo. “Sono cristiano – ha detto – quindi credo solo che non posso inginocchiarmi davanti a qualsiasi cosa che non sia Dio”. La cerimonia degli Yankees-Nationals è iniziata senza intoppi: i giocatori si sono uniti per afferrare un drappo nero che li univa nel comune sentimento di dolore e inginocchiarsi … e il momento è stato forte. Ma quando arrivò il momento per Dodgers e Giants di replicare il gesto, Coonrod è rimasto in piedi. Dopo la partita ha detto ai giornalisti che le sue convinzioni religiose gli hanno reso impossibile unirsi agli altri, e di non credere in alcune delle cose in cui crede BLM ( Black Lives Matter), il movimento attivista internazionale, originato all’interno della comunità afroamericana, impegnato nella lotta contro il razzismo, perpetuato a livello socio-politico, verso le persone nere. “Non riesco proprio a mettermi d’accordo con un paio di cose che ho letto su Black Lives Matter – ha spiegato Coonrod -, su come si appoggiano al marxismo. Inoltre hanno detto alcune cose negative sulla famiglia naturale. Non posso proprio condividere certe cose”. Coonrod ha detto ancora: “Non sono arrabbiato con chi ha deciso di inginocchiarsi. Non penso che sia troppo chiedere che anch’io possa avere lo stesso rispetto”. Da parte del team, il manager Gabe Kapler – che non solo si è inginocchiato per il momento BLM ma anche durante l’inno nazionale – ha dichiarato di aver rispettato la decisione di Coonrod di rinunciare.
“Io mi inginocchio solo davanti a Dio”, e scoppia la polemica
