Alessandria (Andrea Guenna) – L’architetto Emanuele Gatti è morto. Aveva 60 anni. L’hanno trovato verso le dieci senza vita nella sua bella abitazione di Alessandria, in Via Dei Martiri 29. Sul posto sono intervenuti i carabinieri. Si è impiccato in casa, presumibilmente fra le 23 di ieri e le tre di stamane. Sarà l’autopsia a stabilirlo.
Stimato professionista, aveva ereditato dal padre lo studio tecnico che gestiva insieme al fratello geometra, da poco trasferito a Piacenza. Molto conosciuto e stimato in città, nel 2017 è stato candidato nelle liste di Forza Italia per il consiglio comunale, risultando primo dei non eletti. Appartenente a un’ottima famiglia cittadina, ultimamente si era iscritto alla Lega di Salvini perché, pur essendo da sempre un socialista riformista, amico di Bettino Craxi e dei figli, aveva creduto sinceramente nel movimento del “Capitano”.
Non è facile, per chi lo conosceva bene come me, scrivere la cronaca del suo suicidio. Ma voglio farlo poiché penso gli sia dovuto il ricordo di chi ha avuto il piacere di essere stato suo amico fraterno.
Ci eravamo incontrati qualche giorno fa e mi aveva detto che le varie grane erano state risolte, anche se restavano il problema di sua madre malata su una sedia a rotelle e della sua attività professionale che, come molte altre in questo periodo, aveva risentito fortemente della crisi.
Inoltre mi aveva confidato che, date le circostanze, voleva lavorare da dipendente. Aveva provato a chiedere ma, nonostante le promesse dei politici – quelli che ci hanno rovinato e continuano a rovinarci coi loro lacchè e i loro pennivendoli – nessuno l’ha aiutato. Voleva solo lavorare in quanto non sapeva stare con le mani in mano; ma se una partecipata, per fare il recupero crediti, è arrivata al punto di assumere un ladro che svaligiava la macchinetta del caffè in ufficio, è chiaro che per le persone perbene e capaci come Emanuele Gatti non c’era speranza.
Tuttavia sarebbero arrivati i primi rimborsi. Aveva vinto, le cose erano andate a posto, ma era troppo tardi. Ecco forse il motivo del suo gesto che, da un certo punto di vista, non è stato insano ma consapevole dopo che erano stati risolti i molti problemi che lo affliggevano – sia personali che economici – per cui, messa a posto ogni cosa, ha solo spento la luce e si è addormentato per sempre. Non ne poteva più.
Alla fine il suo gesto estremo appare come la logica conseguenza d’una serie di eventi avversi che lo avevano stremato.
Era stanco, senza punti di riferimento, senza voglia di andare avanti.
Era stufo delle ipocrisie di chi prometteva e non manteneva, di chi lo blandiva ma ne parlava male in giro, di chi oggi si stupisce del suo gesto che è un gesto comprensibile.
Fatalmente si è rilassato dopo tanta tensione e ha fatto i conti: “Tutto è sistemato, coi soldi che stanno arrivando la mamma è a posto e sarà accudita molto bene, sta dormendo ed è al piano di sopra. Non si accorgerà di quello che sto per fare. Domani è un altro giorno. Me ne vado, ciao a tutti”.
Più o meno così deve aver pensato, poi ha preso una corda, si è appeso alla caldaia e si è lasciato andare.
Veramente, in quell’attimo tremendo, tutto s’è compiuto.
Il suo saluto ideale è compreso nel video registrato poco tempo fa che pubblichiamo sotto e che abbiamo tratto da facebook.
Lo ritrae mentre ringrazia gli amici degli auguri per il suo ultimo compleanno.
Io non te li avevo fatti, Lele, te li faccio ora, tardi come sempre.
Perdonami.
Ciao. Tfa.