Novi Ligure (Franco Traverso) –Giuanein, bèla pian! Mira che u lavù che ti peu fo’ int’ina giurno’, ti’l devi fo’ int’ina smanna! Ecco, quest’andazzo becero, comunista, fancazzista, cafone che ha contraddistinto la vita dell’Ilva negli ultimi 50 anni, fino a portarla praticamente al fallimento, deve finire. Ora che lo Stato – cioè noi cittadini – la sta salvando, sarà meglio che i dipendenti facciano la loro parte (alla stregua dei loro colleghi in ogni parte del mondo, soprattutto dove comandano i compagni come in Cina). E mentre i sindacalisti è meglio che pensino a lavorare invece di giocare a fare gli strateghi, i novesi si dovranno impegnare a scegliere i migliori da mandare in Consiglio comunale anziché i soliti cialtroni.
La ricetta è semplice, ma è solo questa, per dare una speranza di futuro a Novi Ligure.
Intanto a Roma l’accordo è, di fatto, già stato raggiunto e l’annuncio ufficiale è atteso per oggi. Lo Stato torna nel settore dell’acciaio, con Invitalia, la società pubblica guidata da Domenico Arcuri (?), che entrerà al 50% nella Am Investco, controllata dal colosso ArcelorMittal, per poi prendere la maggioranza dopo il 2022 quando scadrà il contratto di affitto degli impianti. Le richieste dei lavoratori riguardano l’occupazione e gli investimenti, quindi niente esuberi così come indicato nel piano originario di ArcelorMittal. Per raddrizzare il gruppo siderurgico più importante d’Europa occorre aumentarne la produttività, mentre il primo obiettivo è la riaccensione dell’altoforno 5 a T, quindi la manutenzione degli altiforni 1 e 4 e l’arrivo di forni elettrici. Staremo a vedere, anche se non c’è molto tempo.
Interviene lo Stato, l’Ilva è sulla buona strada
