Buongiorno e buon sabato.
Non so voi, ma ora che il governo Draghi ha concluso i passaggi istituzionali e ottenuto la fiducia del Parlamento, io continuo a pensare a una domanda, molto semplice: e ora?
Intendo dire: e ora che cosa succede al di là dell’ordinaria amministrazione? Quale sarà la prima decisione, il primo provvedimento capace di provocare cambiamenti significativi nella nostra vita?
È un’attesa in qualche modo legata proprio alla genesi di questo esecutivo, cioè al fatto che vede alla guida l’italiano probabilmente più stimato al mondo in campo economico. Insomma, l’asticella delle aspettative si è alzata. E un contributo in questo senso l’ha dato anche il discorso alle Camere del neo presidente del Consiglio. L’ho letto con attenzione e l’ho trovato molto significativo, nei toni mai inutilmente polemici (la forma è sostanza…), ma soprattutto nei contenuti. Se non lo avete ancora fatto, vi consiglio di dargli un’occhiata: sulla sanità, sull’economia, sull’organizzazione della nostra società e sul futuro del nostro Paese ci sono idee chiare. Possiamo condividerle o meno, ma c’è una visione ed è già un passo avanti, visto che usciamo da un periodo nel quale la “confusione organizzata” è sembrata essere la linea d’azione prevalente.
Ne ho ricavato una sensazione di fiducia, una piccola carica di ottimismo – cosa assai complicata di questi tempi – sulle prospettive dell’Italia. L’idea che sì, possiamo farcela pure questa volta, anche se l’orizzonte ci appare ancora molto scuro.
Non è facile, ma dobbiamo assolutamente provarci, perché solo con un impegno collettivo si potrà raggiungere il traguardo. L’impegno collettivo da parte di tutti gli italiani e un senso di responsabilità un po’ – almeno un pochino – più accentuato da parte delle forze politiche che sostengono il governo: lo spettacolo di litigi continui in difesa di interessi di parte non può più essere tollerato in questa fase.
Questi sono gli ingredienti per la formula salva-Italia. Al governo Draghi il compito di tradurli in azioni concrete. Le aspettiamo.
Una domanda al Presidente del Consiglio: e ora?
