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OPINIONI

Covid, Garavelli: evitiamo i non-vaccini, meglio curarsi a casa per tempo

25 Febbraio 2021 admin_AG OPINIONI 13774

Covid, Garavelli: evitiamo i non-vaccini, meglio curarsi a casa per tempo

Alessandria (Red – Libre) – “Per favore, non chiamateli vaccini: sono terapie geniche sperimentali, e non è detto che bastino a neutralizzare un virus Rna, difficilissimo da “inseguire” proprio perché mutante. Ma soprattutto: perché dannarsi tanto per questi controversi non-vaccini, quando ormai è assodato che per ridurre la minaccia Covid sono più che sufficienti le cure precoci da somministrare ai primi sintomi, lasciando i pazienti a casa ed evitando quindi la corsa agli ospedali”?
Il professor Pietro Luigi Garavelli, alessandrino di Valmadonna, direttore del reparto malattie infettive dell’Ospedale Maggiore di Novara centro sanitario universitario, ha rilasciato questa interessante intervista ai colleghi di Libreidee che noi riprendiamo.
“Che si arrivasse ai vaccini era prevedibile, ma non in questo modo – protesta Garavelli – purtroppo, dovendo fare di necessità virtù e ritenendo di non avere altro in mano come le cure precoci domiciliari, la politica ha puntato tutto sulla vaccinazione”. Un rimprovero preciso: se un anno fa si poteva comprendere lo sbandamento generale di fronte a un virus “nuovo”, ora è imperdonabile il caos che continua a regnare, tra i gestori dell’emergenza.
“Ormai, del Sars-Cov-2 si conosce quasi tutto, inclusa l’inefficacia dei lockdown”.
E i vaccini?
“Se non vengono rapidamente somministrati fanno presto a risultare inutili perché il virus si replica e muta”.
Garavelli giudica inammissibile che la politica trascuri l’importanza strategica delle terapie precoci, alcune con farmaci aspecifici come Idrossiclorochina, Ivermectina e Colchicina, e altre con l’impiego di medicinali mirati come gli anticorpi monoclonali.
“Sono tutte terapie salva-vita – spiega il professore alessandrino -, finora incredibilmente soppiantate dalla grottesca indicazione a dare la Tachipirina, completamente inutile in caso di Covid. La battaglia – continua Garavelli – non la si può vincere negli ospedali dove i malati arrivano in condizioni già gravi. La vera trincea resta il territorio, finora gravemente trascurato: serve la possibilità di fare diagnosi rapide negli studi medici e nelle farmacie”.
La verità è che, dopo un anno, l’Italia sembra rimasta all’età della pietra. Le cure esistono e funzionano, ma la politica le ignora. In compenso punta tutto sui nuovi vaccini sperimentali, che veri vaccini non sono.
“Quelli ora disponibili per tentare di immunizzarsi dal Covid – dice Garavelli – sono tutti a base di mRna: difficile definirli vaccini: forse è più corretto denominarli terapie geniche. Sono totalmente innovativi, nella filosofia di immunizzazione, ma attenzione, in altri momenti sarebbero stati immessi con prudenza, cioè secondo il principio di precauzione, per scoprire se funzionano davvero e se non rappresentano un pericolo per le persone vaccinate. Ora, invece, dopo un breve periodo di sperimentazione su categorie selezionate, questi non-vaccini sono stati utilizzati su larga scala, ed è accaduto quello che poteva essere previsto, ovvero, in tutto il mondo, tranne che dai giornaloni, è segnalate tutta una serie di effetti collaterali precoci, che ha portato in alcune situazioni al blocco della campagna vaccinale stessa. A questo dato – prosegue l’infettivologo – si aggiunga la mancata conoscenza di troppi elementi, per esempio gli effetti collaterali a breve e lungo termine. Inoltre, non si sa quanta parte della popolazione sarà immunizzata, e quanto a lungo”.
Secondo il professor Garavelli, non si conosce ancora la reale efficacia nel prevenire l’infezione e la malattia, che sono cose diverse, visto che la maggior parte dei contagiati è asintomatica. Non solo: la comparsa di vari ceppi virali, sotto la pressione anche degli stessi vaccini, potrebbe rendere poco utili questi farmaci, la cui produzione peraltro procede a rilento, così come la loro distribuzione in Italia.
Uno spiraglio forse si avrà nei prossimi mesi: “A breve arriveranno vaccini più classici, costruiti con le metodiche tradizionali, più rassicuranti per un vecchio infettivologo come me, convinto pro-vax – dice Garavelli – ma intanto, dato che la vaccinazione procede lentamente, escludendo larghe fasce di popolazione (quelle socialmente attive e produttive), da cittadino e da medico mi chiedo perché si debba fare il piano vaccinale imposto dalle autorità, direi il vaccino di Stato, e non consentirne invece la libera scelta, sotto la guida di medici esperti, magari con un acquisto in proprio. In fin dei conti, è in gioco la salute. E in questo campo si deve poter volere ciò che si ritiene il meglio”.
Pochi segreti, ormai, sul Sars-Cov-2: è un virus Rna estremamente mutevole, che può eludere il nostro sistema immunitario (grazie alle sue continue “varianti”, note da subito), causando reinfezioni, riattivazioni e forme croniche e capace anche di rendere inefficaci i vaccini, a meno che questi vengano rapidamente aggiornati.
“In ogni caso – sottolinea il professor Garavelli – il nostro sistema immunitario si trova a combattere una battaglia estremamente difficile e complessa, dall’esito incerto. L’immunità di gregge, naturale o post-vaccinale, non sarà in grado di contenere la pandemia e quindi, prima di trovarsi con un pugno di mosche in mano e la gente disillusa e inferocita, urge sempre più pensare ad un approccio combinato di tipo comportamentale e di terapie precoci a domicilio, essendoci la disponibilità di farmaci, ora arricchitasi coi monoclonali”.
Dato che le nozioni sopra riportate sono ben note agli specializzandi di malattie infettive, perché questo settore è silenzioso?
“Mi è stato detto che sono pessimista – si sfoga Garavelli su Facebook -, semplicemente mi sono rotto, oltre che fisicamente, anche moralmente”, e allude all’incidente in casa per il quale si è fratturato una gamba. Per lui la situazione non è allegra: “Si colorano le Regioni, mentre forse ai cittadini farebbe bene un po’ di educazione sanitaria, affinché non sembrino pecore al pascolo quando viene concesso il quarto d’ora d’aria. Per fortuna – aggiunge l’infettivologo – si sta avvicinando la bella stagione e col caldo il Sars-Cov-2 ridurrà la sua capacità di trasmissione: alla faccia di lockdown e vaccini”.
Con il prossimo autunno scomparirà?
“È scarsamente probabile – risponde il professore – visto che si tratta di una patologia divenuta endemica, da ceppi virali mutanti e subentranti con periodiche riaccensioni epidemiche. Mi auguro che per allora accada un miracolo, cioè che si diventi più pragmatici e si accetti il Covid-19 come un’infezione con mediocre mortalità e cure sempre più efficaci. Altrimenti – conclude il professore – leggere sempre le stesse cose senza risolvere nulla è veramente fonte di rottura morale, tale da invidiare gli eremiti che nulla hanno a che fare con la pazza folla”.

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