Buongiorno e buon sabato,
la conferenza stampa di ieri di Mario Draghi ha rappresentato un raggio di luce in questa primavera ancora grigia e certo non soltanto per colpa del meteo incerto.
Dal 26 aprile potremo riappropriarci di alcune attività che la pandemia ci ha sottratto, ma è chiaro a tutti che non significherà ancora piena libertà. È un passo avanti verso il ritorno alla normalità, però il cammino è ancora lungo. Per poterlo percorrere in sicurezza ora serve equilibrio, serve cioè dosare con attenzione il legittimo desiderio di chiudere questa frustrante prigionia in cui ci ha rinchiuso il Covid-19. E proprio equilibrio mi pare essere diventata la parola chiave di questo momento, il passepartout per tornare in sintonia con questo tempo così veloce, ma spesso anche confuso.
Ammettiamolo, concentrati sulla nostra corsa quotidiana tra lavoro, vita privata e interessi personali, avevamo un po’ perso di vista il senso della misura. Stava prevalendo sempre più l’idea di raggiungere un obiettivo sottovalutando il fatto che il risultato finale è dato anche dal modo con il quale lo si conquista.
L’emergenza sanitaria è stata un violento richiamo all’importanza dell’armonia nelle nostre vite. Da più di un anno dibattiamo della necessità di trovare un equilibrio tra la difesa della salute e la tutela dell’economia, così come cerchiamo di non deprimerci nel braccio di ferro quotidiano tra ciò che vorremmo fare e ciò che possiamo realmente fare.
Potrei fare molti altri esempi, ma mi interessa sottolineare che il recupero dell’equilibrio non vale soltanto in relazione alla pandemia, tocca molti altri ambiti sui quali è giusto riflettere ora, nel momento in cui vediamo all’orizzonte un possibile ritorno alla normalità pre coronavirus ed è possibile fare delle correzioni di rotta.
Di equilibrio c’è a esempio molto bisogno se pensiamo allo sviluppo della tecnologia. Sappiamo quanto abbia rivoluzionato le nostre vite, molto spesso rendendole più facili, ma vediamo anche come la sua crescente influenza – per non dire aperto predominio – porti con sé la necessità di alcuni contrappesi. Pensate a Internet: il ministro per la Transizione digitale Vittorio Colao (nella foto qui sopra) si è spinto a immaginare come un diritto da mettere in Costituzione la necessità per tutti di avere una Rete efficiente e veloce che consenta di studiare e lavorare senza passaggi a vuoto. Obiettivo da sottoscrivere, ma subito c’è stato chi ha messo in guardia sul rischio di un’egemonia della Rete, invocando l’importanza di non delegare tutto alle macchine.
E sulla stessa lunghezza d’onda si pone il documento che l’Unione europea sta preparando sull’Intelligenza artificiale: un’arma potentissima per accompagnare la nostra crescita di individui e di comunità, basti pensare alla guida autonoma delle auto o agli interventi chirurgici a distanza, come ha spiegato sul Secolo XIX Marco Bresolin. Ma anche una potenziale minaccia ai diritti e alle libertà, che non può essere lasciata priva di regolamentazione.
Tornare dunque ad avere l’equilibrio come bussola può aiutarci a ripartire in condizioni di maggiore sicurezza, a difendere un po’ di più questo mondo insidiato da minacce globali. C’è solo un rischio da evitare, che la ricerca dell’equilibrio si trasformi in eccesso di prudenza e quindi immobilità. Perché è dovere di tutti impegnarsi ad andare avanti. Sempre. Magari tenendo a mente l’insegnamento di Albert Einstein, quando disse che “la vita è come andare in bicicletta: se vuoi stare in equilibrio devi muoverti”.