Casale Monferrato – Ha decisamente scaldato gli animi il sindaco di Casale Federico Riboldi, ieri, alle celebrazioni per la Liberazione avvenute in Cittadella davanti alla lapide dei tredici Partigiani della banda Tom, lì fucilati il 15 gennaio 1945. Quello che ha fatto scoccare la scintilla della polemica è stato quando il primo cittadino monferrino ha rivolto un appello a “ricordare con rispetto le vittime di entrambe le parti, anche le moltissime perseguitate e uccise dopo la fine della seconda guerra mondiale”. Riboldi ha poi invocato “una sana cultura della riconciliazione, che il tempo e la serenità del giudizio storico possono agevolare, perché ci sia un beneficio alla nostra democrazia e alla nostra repubblica, che vogliamo libera, sovrana e indipendente”.
Un discorso giudicato “borderline” da Gabriele Farello, presidente dell’Anpi Casale, che ha poi aggiunto che “il voler sempre tentare di annacquare quello che è successo ha un po’ stufato. A mio avviso non è stato giusto equiparare le due parti, in questo caso la differenza c’è. Il suo discorso ha creato un clima teso, non va bene. Mi chiedo, inoltre, cosa ne pensano le altre componenti politiche della Giunta del sindaco. Sono d’accordo con le sue parole?”
Germano Carpenedo, presidente del Comitato Unitario Antifascista ha preso la parola dopo Riboldi, ironizzando sulla “giovane età di qualcuno che non ha vissuto le vicende dal ’43 al ’45 e quindi avvia un tentativo di conciliazione. Pure io, nato nel ’46 non le ho vissute: ma mi sono documentato”.
“Ricordiamo le vittime di entrambe le parti”: fischi al sindaco di Casale Riboldi e polemiche nel giorno della Festa della Liberazione
