di Piercarlo Fabbio – Si fa presto a dire 46. Si fa presto a condensare in una battuta 46 anni di sacrifici, di passioni mai dome e sempre troncate al raggiungimento dell’apice; di impegni economici, di organizzazioni societarie, di avvicendamenti sofferti delle presidenze, di allenatori e giocatori tra i più diversi e i più preparati. Si fa presto, ora, che tutto sembra passato e i grigi sono tornati in serie B. Dante non definisce per le anime che stanno in Purgatorio il tempo da trascorrere sul monte collocato al polo Sud in mezzo all’oceano, ma ne scandisce le tappe attraverso i sette peccati capitali: superbia, invidia, ira, accidia, avarizia, gola, lussuria. In cima al monte il poeta mette l’Eden, il Paradiso terrestre. Con Di Masi, Moreno Longo e i fantastici calciatori dall’abnegazione talentuosa – i quali lì hanno portato una città che vive con la sua squadra, pur senza apparire del tutto – sorrideranno altri. Alcuni da lassù, come i Sacco e gli Amisano; altri qui a sforzarsi di non commuoversi come i Bianchi e qualche forestiero più generoso di altri…
Era il 1975 e ad Alessandria non c’era ancora la zona D3; il villaggio Europa era solo una propaggine della Pista e la zona 14 era solo nelle idee degli urbanisti. Governavano le giunte socialcomuniste e si vivevano anni di piombo. Oggi governa il centrodestra. Segno che nei 46 anni una continuità c’è; tra le differenze un’uguaglianza si ritrova: è un grigio intenso, come ricorda Marcellini, un racconto pieno di storie di uomini dal 1912, come sottolinea la Caligaris. È una fotografia che appare in bianco nero, ma dentro è a colori, perché se Zanini ha scattato, Albino Neri ha trovato il segno indimenticabile, oggi, 46 anni dopo, della più profonda felicità.
Foto tratta da Tuttomercatoweb.com