Alessandria – Sabato 11 settembre ore 14 Stadio Moccagatta Opera Prima Casalinga (siamo in clima Festival del Cinema di Venezia o no?) dei Grigi contro il Brescia in uno stadio gremito (si fa per dire, complice il Covid) ma comunque al limite della capienza consentita. Mentre i Grigi arrivano all’appuntamento con ancora la casella dei punti intonsa (due sconfitte esterne a Benevento e Pisa), le Rondinelle viaggiano a punteggio pieno grazie a una vittoria in trasferta a Terni all’esordio e la comoda goleada casalinga contro il Cosenza. La passata stagione il Brescia ha avuto un andamento altalenante nel gioco e nei risultati, con cambi di organico e allenatori. In questa stagione invece Cellino, il patron, si è prefissato senza mezzi termini la Serie A. Giusto lui: un Presidente top che da oltre vent’anni detiene e dirige squadre di calcio con competenza straordinaria, sia club italiani che stranieri. Partito in affanno in B a Cagliari ha violato i meccanismi intimi del calcio e qualche volta è riuscito pure a indicare nuovi percorsi. Un dirigente insomma che, se a inizio carriera è stato fagocitato dai “signori del calcio”, col tempo è diventato lui stesso uno di loro. Nella sua lunga milizia ha commesso errori ma ha avuto pure intuizioni straordinarie. È stato spesso lettore squisito di situazioni e ambienti, magari meno di uomini. Alcuni DS e Mister, lavorando per lui, hanno sventolato bandiera bianca, altri sono stati cacciati senza troppi complimenti. Una cosa è certa: un professionista apprezzato da Cellino diventa una certezza, sia come uomo che come addetto ai lavori. Pippo Inzaghi, dopo il miracolo sfiorato l’anno scorso in A in quel di Benevento, ha voluto Brescia e Cellino a tutti i costi e si è accomodato senza riserve sulla panchina lombarda. Al di là delle sensazioni che ci ha regalato come punta di rango in tanti top club mi hanno assicurato che sul campo d’allenamento è un martello, al limite del maniacale, un talebano insomma, e la sua sfrenata ambizione è pari solo alla volontà ferrea di sfondare. Questa strana coppia in origine era un trio di cui faceva parte anche il Ds Gemmi, il quale, in uscita da Pisa, ha accettato la sfida bresciana, confidando in un passo avanti di carriera importante: dopo meno di due mesi è scappato a gambe levate, muto ma con le pive nel sacco: all’esame di laurea ha steccato come una matricola. Il Brescia edizione 2021 pare una squadra fisicamente attrezzata con una colonia di stranieri numerosa (17); solo il Parma, in cadetteria, è più “internazionale”. Pretendere di conoscere tutti i giocatori esteri che militano nelle Rondinelle è chiedere l’impossibile perché, Palacio a parte, sono giocatori sconosciuti al grande pubblico, quasi tutti di età compresa fra i 21 e i 27 anni, e tutti, si immagina, desiderosi di sfondare per arrivare nell’élite dei calciatori del nostro campionato. Sembrano i profili perfetti per offrire una buona costanza di rendimento e, nel contempo, garantire future plusvalenze importanti. Nelle prime due partite di campionato il Brescia si è rivelato una compagine tetragona e attrezzata, davvero un ciclone quando gestisce il possesso palla ma non è sembrato altrettanto devastante nei pochi momenti che ha consentito agli avversari di prendere il pallino in mano. Bisogna dire però che delle due avversarie (Ternana e Cosenza) una è una neopromossa, l’altra ancora un cantiere aperto in fretta e furia, causa ripescaggio.
Che partita sarà sabato? Un’incognita. Le marcature a uomo che Longo predisporrà in campo potrebbero rappresentare un tema di difficile interpretazione per gli ospiti ma vedremo in che modo “Super Pippo” saprà trovare gli antidoti tattici per i suoi ragazzi. La strategia di Longo si è rivelata spesso fastidiosa anche per avversari di caratura tecnica superiore. Però la tempestiva ricostruzione delle linee difensive mandrogne quando si perde palla (magari si spiegano anche così i gol subiti con la squadra sbilanciata) dovrà diventare più veloce, quasi automatica rispetto alle prove di Benevento e Pisa. Quel che è emerso fin qui del Brescia è una caratteristica per la quale la differenza di qualità fra titolari e subentranti è praticamente nulla. E non dimentichiamoci il quasi quarantenne Palacio, che l’anno scorso nel Bologna ha fatto spesso la differenza, un calciatore capace di giocate di classe mondiale in zona gol sia nelle conclusioni che negli assist. Non penso che un attaccante simile sarà utilizzato dal primo minuto ma, se la partita dovesse mettersi in salita, il suo apporto, anche a scartamento ridotto, potrebbe diventare decisivo.
Giocatori di quel calibro al Mocca da quanto tempo non li vedevamo più? A confronto i Montante o gli Spighi ai loro tempi hanno “profanato” il Mocca, come caimani arrivati chissà come in una piscina di una villa lussuosa. Facciamo in modo che i caimani continuino a popolare le paludi, aiutando i nostri ragazzi invece a confermarsi in cadetteria insieme alla maglia grigia.
Una Leonessa nella tana dell’Orso
