Novara – Riprende stamane, a porte chiuse causa Covid, il processo Eternit bis per la morte di 392 persone vittime dell’amianto nel territorio di Casale Monferrato. Inizia la fase dibattimentale ossia si entra nel merito iniziando coi testimoni e i consulenti.
Imputato, davanti alla Corte d’Assise di Novara allestita nell’aula magna dell’Upo, è il magnate svizzero Stephan Schmidheiny, accusato di omicidio volontario con dolo eventuale. Su di lui c’è già una condanna per disastro ambientale nel primo processo ma la Cassazione dichiarò prescritto il reato. A 12 anni da quella prima udienza, il territorio di Casale cerca ancora giustizia.
Stamane ad essere sentiti saranno Nicola Pondrano, figura storica a Casale nella lotta contro l’amianto, Giovanna Patrucco, figlia di una panettiera morta di mesotelioma, la dirigente dell’ufficio Ambiente ed Ecologia di Casale Piercarla Caggiola e Albino Defilippi dell’Arpa.
A luglio l’udienza si era conclusa con la decisione della corte di falciare la lista dei testimoni presentata dagli avvocati di Schmidheiny con oltre 1.300 persone.
Alla fine ne sono stati ammessi circa un centinaio tra cui anche il presidente del Consiglio Mario Draghi.
Sempre a luglio il presidente della Corte d’Assise si era pronunciato sulle questioni preliminari sollevate dagli avvocati dell’imprenditore. Tra queste la traduzione degli atti notificati all’imputato, che da anni vive in Svizzera, che la difesa aveva considerato “incompleta” ma i giudici hanno sostenuto che gli atti devono contenere “la sommaria enunciazione del fatto”, rigettando l’eccezione. Così come anche la questione del “ne bis in idem”, il divieto di giudicare una persona due volte per lo stesso reato e riferito a 55 vittime presenti in questo e nel primo processo.
Rimane aperta la questione dei reperti istologici che attestano la morte per mesotelioma delle vittime su cui la difesa di Schimidheiny aveva sollevato dei dubbi lamentando il mancato accesso per poterli visionare. La Corte ha autorizzato la visione da parte della difesa insieme anche ad un consulente dell’accusa.
La manifestazione dei famigliari delle vittime
A questo proposito, come già in altre occasioni, i rappresentanti dell’Afeva (Associazione Familiari Vittime Amianto) di Casale Monferrato hanno organizzato un presidio esterno con striscioni e richiesta di giustizia. “Dobbiamo continuare la lotta fino al raggiungimento dell’affermazione della Verità e Giustizia. Lo pretendono le vittime, tutti i giorni e non solo quelle di Casale – sottolinea Bruno Pesce voce storica dell’associazione – dopo la decisione, estremamente deludente, della Cassazione nel precedente processo che – come rimarca Pesce – aveva dichiarato prescritto il disastro ambientale doloso permanente. E’ questa un’enorme strage, causata dall’aver sovrapposto il profitto sulla vita delle lavoratrici e lavoratori e dei cittadini, quest’ultimi ormai la larga maggioranza dei malati di mesotelioma. L’ultimo proprietario di questa grande e potente multinazionale, Stephan Schmidheiny, questa volta deve rispondere della morte di 392 vittime professionali e soprattutto ambientali, una parte della strage”.