Alessandria-Cosenza, settima di campionato, si giocherà sabato prossimo al Mocca a partire dalle due del pomeriggio. Molti di noi ovviamente, all’oscuro di quello che poteva succedere in questa prima parte del campionato, alla prima lettura del calendario questa partita saltava subito all’occhio perché avrebbe potuto dirci qualcosa di importante rispetto alla complessità della nostra stagione in cadetteria. Perché sette partite cominciano ad essere un banco di prova attendibile ma, soprattutto, perché i silani arrivavano da un ripescaggio in extremis dopo una sacrosanta retrocessione in C dell’anno scorso e perché ad agosto inoltrato erano senza un organico degno di tale nome.
Ma anche perché il DS Trinchera, che aveva compiuto autentici miracoli nelle stagioni precedenti (una promozione dalla C alla B a sorpresa e tre salvezze insperate non replicate), è “scappato” ed è stato sostituito dal meno titolato Roberto Goretti. Il nuovo mister, individuato per la B ma buono pure per la C è Zaffaroni (nella foto), “vittima” annunciata dello sbarco a Monza di Berlusconi e Galliani, che ha sempre navigato dignitosamente fra terza e quarta serie e ha preso la panchina del mister retrocesso “fatto in casa” Occhiuzzi.
Ma il personaggio intorno al quale ruota la storia calcistica cosentina dal lontano 2011 è l’imprenditore Eugenio Guarascio. Il Cosenza arrivava dal suo terzo fallimento in un decennio e lui, imprenditore che arrivava dalla profonda provincia silana, si assunse l’onore e l’onore di provare a riportare una piazza calcistica importante come quella calabrese alla ribalta che le compete. Arriva sulla scena a sorpresa, le sue attività (smaltimento rifiuti ed editoria locale) non gli avevano dato una eco personale vastissima, anzi. E il neo presidente sfrutta tutti i meandri della comunicazione, si avvale, quando lo reputa necessario, di figure schermo che poi accantona senza farsi troppi problemi, e diventa leggendario in tutta la provincia per la sua proverbiale parsimonia. Ma nasconde anche un particolare talento per avvalersi di collaboratori leali dall’istinto vincente. Il calore sincero e passionale dei tifosi è un valore aggiunto e in città sono comunque disposti a perdonare molto a questo presidente dal piglio tipico dell’imperatore perché non possono dimenticare le recenti crisi societarie che hanno minato il calcio cosentino. La squadra, costruita in fretta e furia ad agosto inoltrato con un occhio inflessibile sul bilancio, parte con 6 elementi in ritiro e la rosa è completata a rate poche ore prima dell’esordio in campionato. Da notare che persino lo staff della prima squadra è stato definito solo la settimana scorsa. L’organico è formato da 30 elementi dei quali però 5 possono considerarsi come aggregati, mentre 9 sono i giocatori stranieri di cui un nazionale. Età media sotto i 25 anni. Una parte del merito dei 10 punti racimolati fin qui dal Cosenza sono da attribuirsi alle invenzioni della giovane punta mancina Gori, arrivato a fine mercato in prestito dalla Fiorentina e calciatore che ha sempre diviso le tifoserie. Comunque la classifica attuale del Cosenza (3 vittorie e 1 pareggio) è sicuramente la sorpresa di questa prima parte di stagione e il modulo preferito di Zaffaroni (il 3-5-2) sembra aiutare le caratteristiche tecniche dell’organico a sua disposizione.
Al di là di tutte queste notizie una cosa è certa: noi qui ci siamo sbagliati. Questa settima giornata non è importante per il nostro futuro, come si pensava all’inizio del torneo, ma decisiva.
O si vince sabato, oppure… so’ cazzi!
La parola d’ordine è vincere altrimenti sono dolori
