Genova – L’Italia non è pronta all’impatto con la decisione di Bruxelles che arriverà in primavera e che potrebbe sancire la nascita di nuovi porti-impresa. A dirlo è Fabrizio Palenzona, ex vice di Confcommercio, si è dimesso alcune settimane fa, nel corso dell’ultima tavola rotonda dedicata ai porti. Palenzona ha, senza peli sulla lingua, affermato che bisogna avere coraggio “di dire che bastano due Authority portuali: Trieste e Genova. È qui che ci giochiamo il futuro: la piattaforma logistica del Mediterraneo non ha funzionato”. Nel dibattito tra presidenti e terminalisti è poi arrivato un altro colpo all’attuale assetto. L’Italia si scopre, infatti, impreparata e l’Europa rischia di colpire duro quando dovrà decidere sul destino delle nostre Authority.
“Dobbiamo farci trovare pronti” le parole di Rodolfo Giampieri, numero uno di Assoporti che ha affermato di voler capire come si comporterà il governo nei confronti dell’Europa, perché “da lì potrebbero arrivare trasformazioni profonde”.
Da parte sua Andrea Annunziata, guida dei porti di Napoli e Salerno, ha affermato che l’Italia deve avere “una capacità diversa sul mercato per fare concorrenza ai porti del Nord Europa. Insomma: dobbiamo cambiare la legge, sennò non riusciremo mai a competere”.
Sulla stessa linea di pensiero di Annunziata anche Fulvio Lino Di Blasio, presidente porto di Venezia: “Dobbiamo approfondire anche con il Parlamento, impostare un modello per tempo. Ma di certo non possiamo dire: noi non facciamo business, non facciamo impresa”.
A proposito di imprese, il presidente di Federagenti Alessandro Santi ha proiettato il grafico dei risultati economici degli armatori: “Facciamo vedere solo quelli positivi degli ultimi mesi, ma le perdite degli ultimi 10 anni in cui sono stati bruciati più di 85 miliardi di capitalizzazione, non vengono mai mostrate. E ci lamentiamo dei noli alti”.
Il centro studi dell’associazione guidata da Paolo Uggè ha spiegato che in dieci anni le emissioni del trasporto via mare di merci sono scese di quasi il 7%, ma anche l’autotrasporto in 30 anni ha ridotto del 30% le emissioni di CO2.
Sulla nascita di nuovi porti-impresa secondo Palenzona l’Italia non è ancora pronta
