Abbiamo dovuto aspettare e cuccarci il posticipo del XIV turno d’andata prima di fare il bilancio della giornata agonistica. Anche perché, nonostante quello che dice un “giornalistaeaddettostampadeitifosi” alias un “addettostampadeitifosiegiornalista” la sfida e la prestazione dei Ducali ci riguardava ben di più di quanto fosse lecito sperar, visto il cambio di allenatore dei crociati avvenuto in settimana con Maresca a casa sua e Iachini al suo posto. Se fosse continuata senza sosta la “discesa agli inferi” del Parma con lo stralunato Maresca in panca (forte pure di un imprevidente triennale firmato in estate…: ma perché a Parma temevano che Maresca, al primo vero impatto da mister titolare, anche nel caso in cui avesse fatto bene al primo tentativo, si sarebbero aperte le porte di una grande in serie A?). Adesso, con Iachini sulla panchina emiliana e forte di una rosa spaziale, il Parma esce, secondo noi dalla situazione della nobile decaduta malamente, situazione che poteva perfino prefigurarne un coinvolgimento negli ultimi posti della graduatoria, esattamente dove ci dibattiamo noi. Ma passiamo al sabato perfetto vissuto al Mocca: i Grigi hanno schiantato una supponente Cremonese, arrivata sin qui convinta di godersi una piacevole passeggiata di salute. “Sti cazzi!”, si sono trovati di fronte la migliore Alessandria di stagione che ha corso più dei compassati grigiorossi arrivando sempre prima sul pallone e vincendo contrasti e duelli individuali in ogni zona di campo. I nostri difetti endemici, figli di una costruzione di squadra fatta male senza una logica studiata con un minimo di competenza, sono stati coperti dall’unico valore che non si compra: la rabbia agonistica unita alla voglia di stupire. Casarini ad esempio, che nell’anno e mezzo precedente è stato qui recepito come un alieno capitato qui per caso, sabato a fine partita, inquadrato in TV, aveva disegnata sul volto una smorfia luciferina a mezza strada fra lo spirito di rivalsa, la rabbia e la gioia per una prestazione da incorniciare. Pensiamo che neppure sua madre abbia riconosciuto il figlio in quel primo piano che sarà visto in mezzo mondo. Questo è il vero capolavoro di Longo, certamente coniugato con altre virtù tipo l’attenta lettura tattica della partita e lo studio di marcature dedicate di volta in volta. Ma anche sabato abbiamo visto la maggior parte dei giocatori grigi disposti a saltare nel cerchio di fuoco per il loro conducador. Altro che giocare per i tifosi, come recita la bugia del secolo pronunciata da qualche stamparolo ruffiano perché, è ovvio ma lo diciamo, il pubblico che era allo stadio sabato è lì da sempre, escluso Covid, naturalmente. Allora come mai in questo scorcio di campionato i Grigi riescono a gettare il cuore oltre l’ostacolo mentre in passato, prima dell’avvento di Longo, ben poche volte abbiamo potuto gioire per la loro predisposizione al sacrificio benché anche in passato gli spalti fossero gremiti? Perché, pensiamo, Longo è riuscito a trasformare un gruppo di giocatori in una squadra dove (quasi) tutti hanno messo da parte i loro piccoli interessi di carriera per un obiettivo più nobile e, alle lunghe, più redditizio rispetto a piccoli egoismi. A tutti quelli che si reggono in piedi sono state date le occasioni e tutti stanno aspettando gli assenti certo non gelosi della loro maglia, mentre ormai molte gerarchie di ruolo sono state definite. Il fatto poi che 8 / 11 dei titolari sono quelli che hanno sbaragliato i play off l’estate scorsa in realtà, secondo noi, la cosa è un valore e non certo un limite, come invece sembra interpretato dai più. Lo spirito guerriero è la cifra di questa squadra, uno spirito instillato dalla gestione Longo. Come il mister ci sia riuscito e quali corde abbia fatto vibrare nei nostri giocatori è come l’ingrediente segreto di uno chef stellato: scoprirlo è facile ma inserirlo al momento giusto in dose ideale rispettando gli equilibri del piatto è invece difficile. Purtroppo questo momento magico ha due interrogativi a cui trovare risposte: 1) fino a quando può durare questo stato di grazia psicofisico, esoso e vorace delle risorse dei giocatori? 2) Essere ricorsi in toto alla squadra della stagione scorsa dimostra che il mercato estivo è stato fallimentare (cosa che abbiamo già analizzato ma è passata avvolta in un vergognoso o, a volte, dignitoso silenzio dei media locali, pur costando un botto. Fare mercato a gennaio è indispensabile quindi ma c’è più di un problema: non fosse altro che per ragioni regolamentari prima bisogna piazzare 5/6 over che, occhio e croce, non “stanno” sul mercato neppure con il più tenace dei nastri adesivi. Poi bisogna individuare elementi che, per caratteristiche, siano funzionali al modulo già sperimentato (quindi niente mezzali o registi, per esempio, pena cambio modulo) e che abbiamo una predisposizione al sacrificio in linea con la vocazione del gruppo. In coda una valutazione personale: il ricorso agli incentivi all’esodo e/o ai fuori rosa per mere ragioni numeriche sono pratiche che, nella deontologia professionale di un DS che si consideri tale, non sono contemplate, così come lo staffile è un attrezzo non previsto per un educatore che voglia essere tale. Si può ricorrere a queste pratiche solo nei casi in cui a una nuova gestione tecnica sportiva sia dato mandato di una rivoluzione dell’organico per vari motivi, ma non è certo è stato il nostro caso. Tornando alla classifica attuale invece neppure due vittorie consecutive ci hanno consentito di uscire dai play out ma si è accorciata la classifica e arrivano a tiro altre squadre che sembravano lontane anni luce. Il Vicenza, come da noi previsto, è ancora alle spalle, ma se, come suggerisce il meritato successo colto a Crotone, ha cambiato definitivamente il passo temo che pur soffrendo, alla fine si toglierà dalle pastoie del fondo classifica. Il Crotone invece dà segnali di risveglio ancora labili ma la compagine più accreditate, quando cadono in depressione, fanno fatica a risollevarsi ben più delle squadre che invece conoscono già all’inizio il loro destino di sofferenza. Una nota doverosa per il Pisa il quale stravince con il gioco a Brescia, ben oltre quello che dice lo striminzito risultato finale. Nell’occasione in Lombardia li abbiamo visti pure i pisani dominati da un sacro fuoco (magari meno sacro e vivo del nostro) ma è stato il viatico per conquistare la vetta della graduatoria. Poi i cambi puntuali e la gestione tattica della partita hanno fatto il resto. Pippo Inzaghi da giocatore ha fatto caterve di gol in A , vinto campionati e classifiche cannonieri, giocato spesso in Nazionale mentre D’Angelo, nel suo massimo splendore, ha fatto, l’arcigno difensore centrale in B. Della gavetta poi dell’uno e dell’altro per diventare allenatori manco le paragoniamo, viste le occasioni offerte all’ex Nazionale per il solo fatto di essere stato giocatore di cotanto passato. Viste sabato le due squadre a duello è parso chiaro che il Pisa ha un imprimatur del suo mister superiore a quello evidenziato dal Brescia di Inzaghi, che pure gode di un organico più attrezzato. Morale: la carriera di giocatore è spesso avulsa da quella di allenatore o DS. Teniamone conto: stiamo parlando di tre mestieri diversi e chi entusiasma sul terreno di gioco non necessariamente possiede le qualità necessarie per ricoprire altri ruoli. Poi un altro suggerimento: è dalla prima giornata che abbiamo fissato la quota di 1,2 punti a partita come garanzia di salvezza. Tale quota, che ai più sembrava eccessiva, in realtà è ancora più che valida. I Grigi non l’hanno ancora raggiunta ma si sono ultimamente avvicinati. Già martedì sera alle 20,30 saremo di scena a Lignano contro il Pordenone targato Tedino per la XV di andata, squadra è ultima sparata con 4 punti. Sabato scorso ha pareggiato 2-2 su un campo proibitivo come Frosinone meritando di vincere, dimostrando quindi di non essersi ancora arreso ad una agonia annunciata benché una eventuale rincorsa alla salvezza appare disperata. Che fossimo noi quelli che terremo la squadra di Lovisa sotto il livello di galleggiamento? Sarebbe fantastico per tanti motivi ma sull’Adriatico non ci dobbiamo aspettare una squadra compassata e ordinata (la nostra vittima preferita) ma un collettivo deluso si ma ancora in animo di ritornare agli antichi fasti… antichi inteso come i due ultimi campionati. Siamo felici e quindi pieni di speranze… a mercoledì su questi schermi
I Grigi e la B dopo il XIV Turno
