Il nulla di fatto nelle trattive con l’industria rischia di favorire import da Cina, Stati Uniti e Turchia. “Senza accordo sul prezzo del pomodoro – dice il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco– per pochi centesimi al chilo rischia tutta la produzione di salsa e passate Made in Italy proprio in un momento in cui con la guerra in Ucraina e l’esplosione dei costi delle materie prime e dell’energia l’Italia ha bisogno di mettere in campo tutte le sue risorse per garantire le produzioni alimentarie e le forniture di cibo alle famiglie italiane. La mancanza di un accordo – conclude Bianco – non permette agli agricoltori di affrontare costi di produzione in ascesa vertiginosa con il rischio di una riduzione delle superfici dedicate a uno dei prodotti più diffusi in cucina per condire dalla pasta alla carne, dalla pizza alle bevande”.
La situazione mette a rischio le produzioni nazionali con l’Italia che è ai primi posti nel mondo per la produzione di polpe e trasformati e che nel 2021 ha coltivato oltre 71mila ettari a pomodoro fra nord e sud del Paese per un raccolto di oltre 6 miliardi di chili garantendo gli approvvigionamenti alle famiglie. Sul territorio alessandrino sono oltre 2.300 gli ettari coltivati a pomodoro da industria, per una produzione totale di circa 1.700.000 quintali. Il nulla di fatto nelle trattive con le industrie rischia quindi di favorire le importazioni dal resto del mondo già cresciute del 40% nell’ultimo anno, con l’invasione di pomodoro, fra salse e passate, da parte di Cina (+47%) e Stati Uniti (+59%) con una vera e propria esplosione degli arrivi dalla Turchia passati da 189.000 chili a quasi 23 milioni di chili di derivati e trasformati.
Col rincaro dei costi energetici che si trasferisce sui costi di produzione nella filiera agroalimentare come quello per gli imballaggi, si arriva al paradosso di pagare più la bottiglia del pomodoro in essa contenuto.
Ad esempio in una bottiglia di passata da 700 ml in vendita mediamente a 1,3 euro oltre la metà del valore (53%), secondo la Coldiretti, è il margine della distribuzione commerciale con le promozioni, il 18% sono i costi di produzione industriali, il 10% è il costo della bottiglia, l’8% è il valore riconosciuto al pomodoro, il 6% ai trasporti, il 3% al tappo e all’etichetta e il 2% per la pubblicità.
I prezzi al consumo dei prodotti alimentari e delle bevande schizzano del 4,6% con il rincaro dei beni energetici che si trasferisce sulla filiera agroalimentare e colpisce agricoltori che sono costretti a vendere sottocosto e i consumatori con ben 5,6 milioni di italiani che si trovano in condizioni di povertà assoluta in difficoltà nel fare la spesa.
“L’accordo sul prezzo agli agricoltori – ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco – è quindi strategico perché chi sceglie di coltivare pomodoro deve ordinare le piantine per il raccolto estivo con il rischio che il balzo dei costi porti anche produttori storici a scegliere colture che richiedono meno investimenti e minori rischi come mais, sorgo, girasole e soia, le cui quotazioni sono esplose con la guerra in Ucraina e le tensioni commerciali internazionali”.
La Top Ten degli aumenti nel carrello nell’ultimo anno
- olio di semi (girasole, mais, ecc.) +19%
- verdura fresca +17%
- pasta +12%
- burro +11%
- frutti di mare +10%
- farina +9%
- margarina +7%
- frutta fresca +7%
- pesce fresco +6%
- carne di pollo +6%