Alessandria – Non abbiamo ancora finito di chiedere i danni per l’alluvione dell’anno scorso che ci lamentiamo già per la siccità. Il clima non c’entra niente e se chiediamo danni per la troppa pioggia e poi per la troppo poca pioggia c’è qualcosa che non quadra. Delle due l’una: o piove troppo, o piove poco. La verità è che abbiamo massacrato l’equilibrio idrogeologico delle nostre campagne, per colpa di molti contadini che hanno sbagliato, prima cementificando poi tagliando alberi che, invece dovrebbero essere piantati in abbondanza. Ecco perché l’Italia è tristemente nota per l’elevato rischio idrogeologico del suo territorio. Nel caso di condizioni meteorologiche avverse (forti piogge, maltempo, ecc.), il paese è spesso soggetto a frane, allagamenti e dissesti vari. Almeno una volta all’anno si verificano fenomeni alluvionali che colpiscono seriamente diverse parti del territorio della penisola, da nord a sud, a volte causando anche vittime. C’è qualche responsabilità? Sì, e più di una, attribuibili a chi avrebbe dovuto sorvegliare sul territorio e predisporre le giuste misure di sicurezza, come si è sempre fatto in agricoltura. Qui sta il punto. E le responsabilità, come sappiamo, ci sono e sono molte per cui qualcuno, e non il padreterno e il clima che non c’entrano un tubo, deve cospargersi il capo di cenere. Con buona pace dei troppi climatologi corrotti al soldo di chi chi causa simili scempi, pagati per distogliere l’attenzione della gente dando la colpa al clima. Sciocchezze. E mentre il Piemonte resta una delle regioni principali per quanto riguarda il vino italiano, presente in massa al Vinitaly 2022 che chiude i battenti oggi a Verona, si parla già di siccità e di danni alle colture. Ma basta per favore, basta. Lorsignori si lamentano sempre e qualcuno ripete come un disco rotto: “Siamo al limite: se entro la fine del mese non arriverà la pioggia le piante cominceranno ad andare sotto stress. Le scarse precipitazioni delle scorse settimane non hanno bagnato in profondità il terreno”. E come se non bastasse si da la colpa anche a quei cattivoni di cinghiali – che, in un Paese civile come noi riteniamo sia il nostro, potrebbero essere agevolmente sterilizzati invece che massacrati – e si sente dire: “Non bastavano i problemi creai dagli animali che fanno razzia di uva nei vigneti, ora abbiamo anche questa nuova preoccupazione. Col rischio, come accaduto negli ultimi anni, che quando arrivino le precipitazioni lo facciano sotto forma di tempeste e grandinate, quelle che l’anno scorso hanno provocato danni importanti sulle rese”. Diamo una notizia a simili catastrofisti: la grandine e i temporali ci sono da almeno tre milioni di anni.
Chiude Vinitaly 2022: il clima è figlio della cultura d’un popolo e non dei cambiamenti climatici che non c’entrano un tubo
