di Giusto Buroni – I lockdown per pandemia dell’ultimo biennio hanno tanto rattristato i governanti da indurli a stanziare un “bonus psichiatra” per i meno abbienti che abbiano subìto gravi danni dal provvedimento. A livello nazionale rischiano così di passare inosservati i danni che subiscono gli anziani soli, che vivono perennemente ritirati anche in quartieri popolosi di grandi città. Vicini di casa e istituzioni ben volentieri non se ne curano, e così in pochi giorni si ha notizia di una vecchia signora trovata mummificata dopo due anni nella sua sedia, e di due anziani coniugi soffocati dal fumo e una terza signora bruciata viva nell’incendio dei rispettivi appartamenti. A quanto sembra, tutte e quattro persone rispettabilissime, ma “antipatiche” per la loro riservatezza scambiata ipocritamente per misantropia e asocialità. Cinicamente la cronaca, in mancanza di argomenti delittuosi, attribuisce i due incendi al “vizio maniacale seriale (?)” di accumulare nella casa libri, riviste e scartoffie (?), che certamente hanno alimentato le fiamme (ormai le disgrazie si liquidano così, da quando lo stato di “non vaccinato” per qualsiasi motivo è un delitto: la vittima “se l’è cercata”, e merita di morire). Non una parola sulla tragica condizione di non potere “correre” fuori dall’appartamento e dell’impossibilità di chiamare aiuto (o di riceverlo pur avendo chiamato). Nella cronaca, nemmeno una parola sulla vita, a quanto pare onesta e dignitosa, condotta dalle quattro vittime e sulle ragioni della loro solitudine. In uno dei tre casi si parla di un fugace intervento dell’assistenza sociale, ben contenta di ritirarsi al primo rifiuto di offerte di aiuto per attenuare i rischi della solitudine.
A Milano un quarto degli abitanti sono ultrasettantacinquenni e quasi tutti vivono da soli o col coniuge (o parente) coetaneo. La pandemia li ha ulteriormente isolati, le istituzioni se ne sono disinteressate, i “volontari”, che io sappia, hanno offerto 15 minuti di “ascolto telefonico” in certe ore della giornata (quasi tutti i volontari sono occupati nella lodevole campagna vaccinale e non devono essere disturbati con sciocchezze quali le esitazioni dei vecchietti “fragili”). Le stesse istituzioni rispondono spazientite e irritate a chi di loro chiede di essere rassicurato non tanto sull’efficacia del vaccino, quanto sulle garanzie di essere assistiti e salvati nei casi, rarissimi, in cui il vaccino non funzionasse (ma lo stato d’animo di un ottantenne, trattato da arteriosclerotico ad ogni pie’ sospinto, è di fare certamente parte di quella piccolissima percentuale di “sfortunati”; e non ci vuole certo un “professore” per capirlo). Tuttora le Istituzioni negano che le “preziosissime” terapie a tutti coloro che non abbiano ottenuto benefici dal vaccino (o siano ancora non vaccinati), e la prova è che il numero di decessi giornalieri in Italia non diminuisce quanto sembrano diminuire i contagi.