Asti – Una vecchia barzelletta vuole un anziano imprenditore vinicolo che chiama al suo capezzale il figlio primogenito erede dell’azienda e, prima di morire, gli confessa: “Ricordati figlio mio che il vino si fa anche con l’uva”. Di vino fatto col bastone ne abbiamo sicuramente bevuto tutti e in un impianto industriale di imbottigliamento di Canelli sarebbe stato trasformato con l’utilizzo di aromi, sciroppi e coloranti in falso Tignanello, Sassicaia, Amarone della Valpolicella, Sito Moresco e altri prodotti pregiati. Le bottiglie sarebbero poi state chiuse con capsule marchiate con logo contraffatti, incollate etichette e fascette false con le indicazioni Doc e Docg di importanti aziende vinicole di varie regioni italiane. Le casse partivano alla volta della Germania e della Svizzera, dove finivano sugli scaffali dei supermercati e nei ristoranti. La Guardia di Finanza di Asti, tra il 2018 e il 2020 aveva condotto le indagini che hanno consentito di smascherare la gigantesca truffa e ora è iniziato il processo, subito rinviato al 5 luglio per problemi organizzativi nella composizione del collegio giudicante. Al centro dell’inchiesta Paolo Marcarino, 43 anni, produttore vinicolo di Canelli che gestiva l’impianto dove sarebbero avvenute le adulterazioni. Con lui Boban Gorgiev, un macedone di 46 anni soprannominato dagli amici “Mr. Bean”, che si sarebbe occupato di trasportare e vendere la merce all’estero. La pm Francesca Dentis li considera i promotori della presunta associazione per delinquere finalizzata alla frode in commercio insieme ad alcuni grossisti calabresi, lucani, pugliesi e veneti. Vi sono anche contestazioni di evasione fiscale e auto-riciclaggio. Stralciata la posizione processuale di una decina di imprenditori e mediatori di vino, per i quali il pm deve ancora valutare se chiedere il rinvio a giudizio. Tra i marchi contraffatti, Gaja, Marchesi Antinori, Tenute San Guido, Ornellaia e Massetto. Non basta perché Mr Bean Gorgjev è stato recentemente condannato in Corte d’Appello a 4 anni e 3 mesi per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina: è considerato a capo di una banda di “passeur” che tra il 2017 e il 2018 fece giungere illegalmente dalla Macedonia circa 70 braccianti con falsi documenti bulgari, e quindi comunitari, per la vendemmia nei filari del Canellese e del Nicese evitando la trafila della regolarizzazione ai datori di lavoro.
Truffa milionaria per l’esportazione di falsi vini pregiati
