Che ci si giochi gli ultimi novanta minuti della regular season con davanti scenari, possibili e probabili, che preconizzano parecchie soluzioni che dicono playout mentre pochi predicono la salvezza diretta non è una sorpresa, almeno per noi. L’avevamo previsto argomentandolo nell’agosto scorso e siamo stati tacciati di disfattismo. In realtà abbiamo ancora la salvezza a portata di mano, salvezza che era peraltro l’obiettivo stagionale dichiarato. La nostra delusione non è data dalla nostra attuale posizione di classifica quanto invece dai punti raccolti (34), che, nella migliore delle ipotesi, possono salire a 37. Sono pochi, troppo pochi: addirittura una decina in meno rispetto alla pronosticata quota-salvezza. In sede di previsione, si prevedeva di raccogliere almeno 45 punti, meglio 46/47. Presentarti quindi ai nastri di partenza di questa B con otto titolari della precedente stagione di C (e già quella era una compagine ben lontana da poter puntare agli 80 punti in C, minimo vitale per vincere il girone), è stata una débacle tecnica, soprattutto dopo aver ingaggiato 23 nuovi giocatori: ed è quella l’autentica sconfitta!
Quanti punti servono per vincere?
Esempio: per tentare di vincere il campionato in Serie A devi costruire una rosa che raggiunga almeno 85 punti, a prescindere da quanti e da chi saranno i competitor. Poi, se conquisti 85 punti ma trovi chi invece ne mette insieme 90 applaudi chi è ha fatto meglio di te e prepari la prossima stagione: questo è il calcio, questo è lo sport. Se invece vinci il campionato con 75 punti (cosa mai successa coi 3 punti a vittoria, peraltro) hai centrato l’obiettivo ma dal punto di vista sportivo, aziendale e, permettetemi, culturale sei obbligato a mettere in discussione tutto il reparto tecnico e analizzare dove e chi ha sbagliato. Il detto “squadra che vince non si cambia” è un luogo comune pure a volte bugiardo. Concetto questo un po’ sofisticato, lo ammettiamo, ma nel calcio professionistico le previsioni, gli investimenti e le valutazioni dovrebbero essere frutto di analisi mooolto professionali, fatte seguendo certi criteri tutt’altro che empirici. Comunque non saremo certamente noi, a poche ore dallo scontro diretto di venerdì sera al Mocca, ad avvelenare la vigilia cercando preventivamente colpevoli di una stagione.
C’è sempre chi rovina la festa
Questo pre-partita in realtà è stato (e lo sarà ancor di più, vedrete) avvelenato da ben altri soggetti. Chi? Primi fra tutti certi tifosi che, già sabato scorso sui social, hanno attaccato, insultato e augurato a Di Masi un macabro futuro. Tutto questo, tra l’altro, poche ore prima della cerimonia del Gagliaudo d’Oro (nella foto, tratta da La Stampa, il premiato Di Masi al centro) vinto dal nostro Presidente, riconosciuto dalla nostra classe dirigente cittadina come personaggio emerito di questo sfigato territorio. Lo abbiamo sostenuto mille volte in queste colonne quanto Di Masi meritasse una tale gratificazione, secondo altri invece no e, curiosamente, i denigratori sono fra i primi beneficiati dell’attività svolta da Di Masi, cioè sedicenti tifosi. Qualcuno di questi sfascisti da operetta ha persino “consigliato” di aspettare a consegnare il premio e farlo solo a salvezza avvenuta. Quindi, secondo certi minchioni, i risultati oggettivi di dieci anni di presidenza Di Masi sarebbero legati al risultato ottenuto contro la Reggina due domeniche or sono, per dirne una. Ma che furbacchioni, non c’è che dire! Ma il sentimento della vergogna per certuni non è proprio contemplato?
Quando si buttano via i soldi è un brutto lavoro
Nessuno però riporta sui social una verità inconfutabile: la Reggina, giusto lei, è economicamente sopravvissuta finora grazie anche alle passate campagne acquisti di Artico, DS dei Grigi ma sedicente idolo, in altri tempi, del pubblico reggino. Certi acquisti (di cui alcuni sconsiderati) operati dal nostro attuale DS in realtà hanno dato ossigeno alle esangui casse calabresi. Di contro la Reggina al Mocca non ci ha concesso nulla, come qualcuno di questi minus habens si aspettava. Quando sono stati ingaggiati bidoni del calibro di Rubin e Blondet Artico, con i soldi di Di Masi, si è evidentemente ricordato di essere un ex reggino… se si fosse ricordato di essere diventato (e pagato) responsabile tecnico dei Grigi quando i granata, salvi e tranquilli, sono scesi al Mocca due turni addietro sarebbe stata cosa gradita. I calabresi nulla ci dovevano regalare, per carità, ma un occhio di riguardo per un loro generoso “cliente” era ipotizzabile. E, sempre il nostro DS, che pubblicamente non parla e, quando lo fa, è solo per sussurrare il nulla, in settimana se ne è inventata un’altra.
L’indegna gazzarra
Il Nostro infatti, da un paio di giorni, fa girare tra i suoi adepti e in certa stampa, con logica scientifica, un breve video nel quale sono ripresi da distanza siderale i noti incidenti accaduti a Vicenza sabato scorso dopo il gol del vantaggio del Lecce. Il video in oggetto vorrebbe dimostrare che sarebbero stati provocatori vicentini a creare l’indegna gazzarra servita, quello si, al L.R. Vicenza di trovare tempo e motivazioni per ribaltare il risultato di una partita già persa, rilanciando così i biancorossi in chiave playout. L’ipotesi cervellotica però è già stata cassata, prove alla mano, dalla Digos locale. Nelle intenzioni di Artico questa bufala, che si è premurato di diffondere a cani e porci, tende a provare che la società di Rosso avrebbe una sorta di corsia preferenziale in chiave salvezza. Bugia colossale, perché se i “poteri forti” avessero deciso di salvare i Biancorossi, si sarebbero mossi in modo più efficace, raffinato e, soprattutto, preventivo, non certo alla penultima di campionato, con vittima la capolista e sotto gli occhi del mondo, nel vero senso della parola.
Sputtanati pubblicamente
Questo atteggiamento ignobile ipocrita adottato in Mandrognìa, complice il nostro DS (!?!), è stato evidenziato dalla stampa veneta a tutta pagina, incendiando ancor più l’ambiente di una partita già per natura al calor bianco. Tra l’altro ovviamente chi ha più da perdere rispetto al clima velenoso che si crea è la squadra che è avanti in classifica, cioè l’Alessandria. Chiediamoci perché il nostro DS tenga tanto a far passare la tesi del “complotto”, che non sta in piedi neppure con le grucce? Perché – pensiamo noi – in caso di rovescio sportivo mandrogno, diventa facile per il nostro responsabile tecnico plenipotenziario trovare la miserrima scusa che, davanti a certe “volontà superiori”, neanche, Allodi o Moggi, avrebbero potuto opporsi con successo ai poteri forti. Una certezza: se il bomber Fabione avesse agito con meno superficialità e più professionalità a tempo e debito nel lavoro di costruzione e rinforzo della rosa le problematiche dell’ultimo turno di campionato sarebbero state ben diverse.
Speriamo di cavarcela nonostante lui
Artico, ma sei proprio convinto che qui abbiamo tutti l’anello al naso? Se pure certi tuoi amici e certe frequentazioni te l’hanno lasciato credere sappi che non è vero: la cuccagna sta per finire anche per te, e sei in buona compagnia. Uomini di sport come Iacolino, ad esempio, in altri tempi, ci hanno dipinto perfettamente le tue doti di mente e di cuore, il vero Artico insomma. Nonostante la nostra perplessità dopo anni dobbiamo ammettere che non si sbagliavano o, se l’hanno fatto, hanno sbagliato solo per difetto.
Ave Fabio.