Torino – Il sostituto procuratore generale Marcello Tatangelo (nella foto) ha ottenuto dai giudici della Corte l’audizione di un imprenditore edile torinese che nel 2016 aveva cantieri aperti nell’Astigiano. La “contesa del cemento” per il controllo della fornitura del calcestruzzo nel Sud Astigiano è stata al centro dell’ultima udienza del processo in Corte d’Appello al presunto clan di ‘Ndrangheta attivo nel Costigliolese e smantellato nel 2018 dai carabinieri. Emerge che inizialmente l’impresario si faceva consegnare il cemento con le autobetoniere dalla Concretocem e dalla Mercurio calcestruzzi, due ditte riconducibili a Fabio Biglino, 49 anni, di Costigliole e Alberto Ughetto, 53, di Castagnole Lanze. Biglino in primo grado è stato condannato a 9 anni mentre Ughetto è stato assolto da quasi tutte le accuse, ad eccezione di un’imputazione minore per la quale era stata disposta una pena di 2 anni. La Direzione distrettuale antimafia ha appellato chiedendo anche la condanna di Ughetto a 7 anni. E per questo motivo è stato citato come testimone l’impresario. Aveva scelto di non rifornirsi più da Biglino e Ughetto, passando ad acquistare il calcestruzzo da un’altra società di Castelnuovo Calcea e poche settimane dopo le autobetoniere dell’impresa di Castelnuovo furono danneggiate con zucchero versato all’interno della tramoggia rendendole temporaneamente inutilizzabili. Per l’episodio sono già stati condannati con rito abbreviato alcuni esponenti della “locale” di ‘Ndrangheta costigliolese. La procura ritiene che i mandanti dell’intimidazione fossero Biglino e Ughetto per cui si configura il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Biglino e Ughetto dopo circa un anno di custodia cautelare sono liberi. Nella requisitoria, il sostituto procuratore generale ha chiesto per Biglino una riduzione di pena, da 9 a 7 anni, la stessa proposta per l’ex socio in affari. La Procura ha proposto anche la conferma della condanna a 5 anni di Mauro Giacosa, l’imprenditore agricolo ed ex consigliere comunale di Costigliole che avrebbe mandato alcuni esponenti della ‘Ndrina per riscuotere crediti, e di quella a 6 anni e 8 mesi per Sandro Caruso, l’imbianchino e ultrà del Milan che avrebbe minacciato un ladro affinché restituisse il maltolto a un anziano del paese. Una lieve riduzione di pena, da 8 a 7 anni è stata infine suggerita alla Corte dalla procura per Angelo Stambè di 45 anni, l’unico esponente della famiglia originaria del Vibonese che ha optato per il rito ordinario: è anche l’unico imputato del troncone in discussione in Corte d’Appello ad essere accusato di partecipazione alla presunta associazione mafiosa. La sentenza è prevista venerdì 20 maggio.
Cemento “zuccherato” in betoniera, la ‘Ndrangheta sapeva: le condanne in Corte d’Appello
