Torino (Mariachiara Giacosa de La Repubblica) – Un governo di larghissime intese, un premier forte e non politico, la guerra, l’estate alle porte, l’election day e l’astensionismo crescente.
Secondo Lorenzo Pregliasco (nella foto a lato), co-fondatore di Youtrend e analista politico, le elezioni amministrative del 12 giugno si avvicinano in clima di indifferenza generale: “È una tornata debole – dice -, perché vanno a scadenza amministrazioni di Comuni che non hanno una valenza nazionale: i più importanti sono Genova e Palermo. In Piemonte abbiamo tre capoluoghi di provincia, Alessandria, Asti e Cuneo, e un grosso centro come Grugliasco”.
Partiamo da un 2-2: Asti e Alessandria sono governate dal centrodestra, Cuneo e Grugliasco dal centrosinistra. Come andranno le sfide piemontesi?
“Alessandria verosimilmente si giocherà al ballottaggio. È una città fluttuante, l’Ohio del Piemonte, dominata dall’alternanza. A Cuneo, potrebbe verificarsi una dinamica simile a quella di Torino, lo scorso autunno: al ballottaggio sul centrosinistra potrebbero arrivare riserve importanti di consenso dai 5 Stelle e dalle sinistre. Asti ha avuto negli anni sindaci di centrosinistra, per cui la partita è aperta, anche se recentemente tende più a destra, con il sindaco uscente favorito. Grugliasco è una roccaforte rossa: qui il centrosinistra è andato bene anche nei momenti in cui è stato in difficoltà a livello regionale e nazionale, ma in altri comuni simili dell’ex cintura rossa l’elettorato di recente ha premiato il centrodestra”.
Domani in Piemonte arriva Giorgia Meloni, che è la prima leader nazionale che viene a far campagna elettorale. Il voto di giugno interessa solo a FdI?
“In generale noto scarso interesse dei leader nazionali per questa consultazione. Meloni proverà a capitalizzare il voto per una sorta di conta interna. Con tutte le difficoltà che ci sono a trarre indicazioni nazionali dal voto locale — perché ci sono le liste civiche ed è forte il peso dei candidati — è sicuramente vero che se FdI uscisse forte da queste consultazioni, all’interno del centrodestra, il suo partito avrebbe una grande spinta in vista delle politiche del 2023. Tanto più che il partito, nella tornata autunnale, non ha raggiunto i risultati attesi per cui cercherà di fare a giugno quello che non è successo sei mesi fa”.
La grande coalizione al governo anestetizza la competizione?
“Sicuramente non la aiuta. Nel governo ci sono distinguo e insofferenze, ma il dibattito politico a livello nazionale è congelato, con la sola esclusione di FdI. Anche la guerra tende a relegare le elezioni amministrative in secondo piano. Ed è curioso perché uscivamo da due anni di emergenza per la pandemia e ci troviamo ad affrontare una nuova emergenza che sposta ancora una volta l’attenzione dai temi locali”.
La pandemia aveva riportato in auge la figura dei sindaci. Ora non è così?
“In effetti durante la pandemia era difficile capire cosa dipendesse da chi, ma certo i sindaci erano in campo con un ruolo riconosciuto dai cittadini. Oggi il tema forte è la guerra che non è locale e pure le sue conseguenze economiche non possono essere risolte da un sindaco, per cui l’attenzione, ad esempio per il caro bollette o la benzina, si sposta sul governo centrale”.
Cosa possono fare i candidati sindaco per bucare e ravvivare il dibattito?
“Intanto devono dire che si vota, perché molte persone non lo sanno e anche il referendum che avrebbe potuto fare da traino, senza i quesiti su eutanasia e cannabis, è molto depotenziato. Poi devono puntare sulla credibilità e sulla visione della città. Le promesse, punto per punto, non funzionano più: i cittadini scelgono un sindaco se è credibile”.
In estrema sintesi le previsione sono che ad Alessandria sarà ballottaggio, Cuneo può emulare Torino, Asti in bilico, col centrodestra favorito. A Grugliasco sinistra avanti.