Asti – Il giudice per le indagini preliminari Federico Belli, su richiesta del pm Laura Deodato, ha firmato il decreto di giudizio immediato per 9 indagati, coinvolti nella presunta frode all’ex presidente della Camera Irene Pivetti e in altri raggiri. L’inchiesta è stata chiusa a tempo di record dalla procura di Asti per la maxi truffa da 20 milioni di euro di mascherine non pagate alla Only Italia logistics Scarl, la società di import-export da e verso la Cina dell’ex presidente della Camera. Sono tutti residenti in Lombardia tra Milano, Monza e Como. Alla sbarra ad Asti il presunto capobanda Paolo Vincenzo Malvini, milanese, 55 anni, mentre gli atti sono stati inviati per competenza territoriale al tribunale di Monza. Due dei nove sospettati per i quali è stato disposto il giudizio immediato hanno già fatto richiesta di rito abbreviato. La competenza è della procura astigiana, che aveva coordinato l’inchiesta del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza, perché sarebbero state utilizzate fideiussioni contraffatte della Cassa di Risparmio di Asti. Nella fase di contrattazione dell’affare, nella primavera-estate 2020, il gruppo di acquirenti delle mascherine presentò alla Only due documenti fideiussori, uno da 15 milioni e l’altro da 20 milioni di euro apparentemente emessi dalla CrAsti. I due attestati erano firmati da un funzionario della Banca di Asti considerato dagli inquirenti vittima di un furto d’identità. Il gruppo di truffatori lombardi aveva attivato alcuni domini di posta elettronica molto simili a quelli reali della CrAsti e dello stesso funzionario. E utilizzando un’identità inesistente aveva aperto un falso call-center della CrAsti con un’utenza fissa basata sul sistema criptato “Voip” con il prefisso telefonico di Asti 0141, convincendo chi provava a verificare che si trattasse di una vera sede della banca. La Only consegnò le mascherine ad una società commerciale di diritto bulgaro, senza essere pagata. Quando Irene Pivetti provò a incassare la fideiussione, si accorse del raggiro e sporse immediatamente denuncia Dalle indagini emerse inoltre che vi fossero collegamenti tra i truffatori milanesi e un gruppo di Roma, i cui componenti erano già stati già condannati con rito abbreviato perchè nel 2018 avevano sottratto mezzo milione di euro al commissario giudiziale dell’impresa del gas astigiana Olicar, falsificando 10 assegni circolari da 50.000 euro e mettendoli all’incasso in un’agenzia bancaria della Capitale. Per il caso Olicar si sospetta l’esistenza di una talpa in tribunale ad Asti che avrebbe fotocopiato o fotografato i titoli di credito originali.
Truffa delle mascherine a danno dall’ex presidente della Camera Irene Pivetti: nove a giudizio, probabile “talpa” in tribunale
