Torino – L’ultima notizia di cronaca a proposito della malavita organizzata qui da noi è di dieci giorni fa, quando s’è venuti a sapere che fra i 31 arrestati della Polizia di Stato e dei Carabinieri della sezione Dda, c’erano anche dei residenti in provincia di Alessandria. Per 29 soggetti è scattato il carcere e 2 sono finiti agli arresti domiciliari. L’inchiesta ha permesso di fare luce sull’organigramma delle famiglie mafiose dei mandamenti di Ciaculli e Brancaccio, che comprende clan come Corso dei Mille e Roccella mentre le misure cautelari sono state eseguite nelle province di Palermo, Reggio Calabria, Alessandria e Genova. Qui da noi è stato tratto in arresto Antonino Mulé di 41 anni mentre era agli arresti domiciliari nella sua abitazione di Tortona, destinatario d’una misura cautelare in carcere, che è stata eseguita dalla polizia nelle prime ore di martedì 17 maggio. In base alle indagini pare che proprio a Tortona esista un discreto giro di droga, soprattutto cocaina, e una rete di “corrieri” che trasportano la roba in un raggio d’azione che arriva a circa 150 chilometri. Le consegne avvengono con auto tanto veloci quanto insospettabili. Anche in base a questi aggiornamenti ieri, al convegno per i 30 anni della Dia, la Direzione investigativa antimafia, il procuratore generale di Torino, Francesco Saluzzo, è stato molto chiaro nel suo intervento: “In Piemonte c’è un proliferare di locali della ‘Ndrangheta che ha pochi eguali: la Mafia calabrese militarmente ed economicamente, si è insediata con le sue strutture in tutte le province della regione”. La relazione dell’alto magistrato torinese faceva cenno a Mafia e ‘Ndrangheta sempre più presenti dalle nostre parti. Durante il 2021 ci sono state 48 interdittive antimafia ma in Piemonte, oggi, l’allarme è soprattutto sulla ‘Ndrangheta, per “la disponibilità di denaro difficilmente stimabile e una liquidità difficilmente quantificabile che in parte viene investita in attività legali o semi legali. L’atteggiamento e la metodica sono molto cambiati rispetto al passato, c’è stata una fortissima innovazione, sono stati abbandonati alcuni settori tradizionali criminali per abbracciare l’economia, la finanza”, ha aggiunto Saluzzo.
E qui sta il punto, in quanto le mafie sono un problema proprio perché uccidono le imprese sane. Oggi di fronte ai fondi del Pnrr è importante impedire che le mafie mettano le loro mani su queste risorse.
“La Piovra” sta stritolando il Piemonte, e la nostra provincia non fa eccezione
