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Cichinisio

Grigi, ora parliamo un po’ di voi

29 Maggio 2022 admin_AG Cichinisio 895

Grigi, ora parliamo un po’ di voi

La settimana cruciale per i Grigi è cominciata oggi. Mercoledì parlerà Di Masi e, prima che lo faccia togliendo il velo su quella che si prospetterà la prossima stagione agonistica 2022-23, facciamo una nostra valutazione di merito sulla qualità del lavoro svolto da tutte le varie componenti dell’Alessandria Calcio impegnate qui da noi nel campionato appena concluso.

Giocatori della rosa 6,5
Riteniamo che nella stagione appena conclusa l’organico nel suo complesso abbia espresso fino in fondo le proprie potenzialità ed è questo che valutiamo, tenendo conto che estrarre sangue dalle rape è un’attività che non si confà con il calcio professionistico. Una società come la nostra, allestendo una compagine per affrontare una stagione di B con precisi obiettivi di partenza, prova ad attrezzare un organico capace di cogliere 45 punti a fine stagione, storica soglia spartiacque fra chi retrocede e chi si salva. La squadra ne ha raccolti solo 34, quelli alla sua portata, vista che è stata costruita con debolezze tecniche e fisiche riscontrabili ad occhio nudo.

Staff tecnico 6,5
Qui parliamo del personale tecnico selezionato dalla Società e da Moreno Longo (tecnici d’appoggio, preparatori vari, ecc.). Tutti professionisti che sono stati sempre “sul pezzo”, portando avanti il lavoro quotidiano senza incertezze, in piena sintonia con il mister.

Staff amministrativo e commerciale 7
Questa stagione era, dal punto di vista burocratico e amministrativo, un discreto salto nel buio. La Segreteria invece non ha creato problemi bensì li ha risolti, anche se per il Segretario Toti la cadetteria fosse una novità assoluta. Per quel che riguarda i rapporti con gli sponsor parlano i numeri a bilancio che confermeranno quanto bene abbia fatto tutto il settore marketing, nonostante il responsabile Borio sia stato sempre il bersaglio preferito dei contestatori che lo hanno crocifisso per presunte nefandezze nell’esercizio della sua funzione di “corte dei conti” societaria. Della serie: “se temi la reazione del padrone prendi a calci il suo cane”. Questo è l’adagio e non intendiamo offendere nessuno, ovviamente. Dovrebbero chiedere scusa invece chi ha abusato di certi aggettivi insultanti nei confronti di chi, unica colpa, ha cercato di fare bene il suo lavoro, checché qualche suo vicino di scrivania vada a sussurrare all’orecchio alla gente.

Ufficio Stampa 6,5
Per Gigi Poggio, responsabile di settore, un plauso per essersi confrontato con temi, modi, ritmi e incombenze nuovi (vedi i rapporti con TV e piattaforme), ma tutto il comparto ha superato l’esame. I nuovi interlocutori pretendevano professionalità comprovata, presenza e disponibilità: le hanno trovate. Che l’attività della Sezione Stampa sia stata positiva è dimostrata anche dal particolare che, a ben vedere, gli addetti stampa sono diventati due: il Responsabile del dipartimento, che si è dedicato alla comunicazione istituzionale, e l’altro invece distaccato presso il mister, novità che ha ricevuto la benedizione dai tifosi, almeno sui social.

Allenatore 6,5
Il credito goduto dal mister in questa stagione, credito accumulato con la vittoria estiva dei playoff di C, è stato confermato da almeno due passaggi. 1) La tranquillità dell’ambiente anche dopo le prime 5 sconfitte consecutive all’esordio perché, in altri tempi e con altri protagonisti, alla terza débacle consecutiva l’allenatore sarebbe saltato come un tappo di bollicine mentre nessuno si è sognato di chiedere un avvicendamento 2) Alla vigilia dl rush finale i tifosi hanno messo in vendita le magliette con la sua faccia stampata accompagnata da uno slogan di sempiterna fedeltà. Iniziativa discutibile almeno dal punto di vista squisitamente cabalistico e poi ribaltata due mesetti appresso. Quanto al campo confermiamo che Longo abbia sfruttato al meglio il materiale a disposizione, lasciando niente d’ intentato, anche a partite in corso. Quanto ad atteggiamento tattico Moreno ha impostato lucidamente l’unica strategia consentita per non dover far troppo affidamento sulle scarse qualità tecniche e fisiche dell’organico a sua disposizione. Non ci hanno convinto invece certe sue esternazioni a stagione in corso, secondo noi intempestive e utili solo a creare confusione fra i ruoli.

Direttore Sportivo 4
Nell’articolo omologo redatto alla fine della trionfale passata stagione, avevamo valutato il lavoro di Artico insufficiente, dandogli 5, affermando e argomentando di essere stati promossi non “grazie” ma “nonostante” lui. Col senno del poi riconosciamo di essere stati troppo generosi perchè l’attuale rovescio tecnico è figlio legittimo anche delle minchiate fatte da lui in passato. Alcuni numeri: con i soldi a pie’ di lista per allestire una rosa di giocatori immaginata per raccogliere almeno 45 punti
(l’ha ammesso, con umiltà sospetta, lui stesso nella conferenza stampa di fine stagione) l’Alessandria di punti ne ha conquistati 34 in 38 partite: troppo pochi per centrare un obiettivo quantunque minimo. In 3 stagioni, (Artico è stato assunto tre anni fa portando a termine quindi 6 sessioni di mercato) ha ingaggiato 79 giocatori più 12 ereditati dalla vecchia. Pur con questa massa imponente di numeri la montagna ha prodotto il topolino di neppure 15 giocatori presentabili. E di costoro 2 titolari inamovibili erano in organico già tre stagioni orsono, quindi non tutta era “roba sua”. A tutt’oggi non risulta, durante la sua gestione tecnica, che un giocatore abbia portato nelle casse della società uno straccio di plusvalenza. Sicuro invece che, dei giocatori che sono andati via durante il suo interregno tecnico, almeno una trentina sono emigrati convinti solo da robuste iniezioni di denaro improduttivo scialate in buone uscite. In extremis si è distinto un esterno destro giovane e bravino, tal Pierozzi, il quale è stato convocato, insieme a una quarantina d’altri coetanei, da Mancini tra gli “azzurrabili”. Come l’orologio rotto segna l’ora giusta due volte al giorno per Artico ci sono voluti 90 operazioni di mercato in entrata per costruire un organico da retrocessione e mettere in vetrina un “azzurrabile”. Numeri impietosi che da soli spiegano tutto. Curiosità: sui social e presso le pagine sportive locali Artico gode comunque di stima inalterata e sempiterna, ampiamente dimostrata anche durante la conferenza stampa finale nella quale i giornalisti hanno dato sempre ragione al loro interlocutore e non gli hanno posto domande per lui imbarazzanti (l’efficienza e la solidità de “l’amichetteria” si è distinta anche in quell’occasione). Tutti disponibili invece a inventarsi e scovare altri capri espiatori. Negli ultimi giorni persino Longo è entrato a sorprendentemente nella top ten dei colpevoli di questo disastro: un mesetto e il popolo del web ha cambiato completamente posizione sul mister. Questa virata, non arrivata a caldo dopo la partita persa contro il Vicenza, è frutto evidente di una “chiamata alle armi” carbonara per preservare qualche culo evidentemente più nobile di quello di Longo. Così è. Artico inoltre costerà un botto ulteriore se Di Masi, o chi per lui, decidesse ragionevolmente di cambiare cavallo. Il Bomber, pensiamo, non aspetta altro, lui, “cuore grigio” per antonomasia (!?!), per capitalizzare al massimo i due anni di contratto ancora a sue mani.

Conclusioni
Per tutti questi motivi, dalla nostra analisi emerge che alcuni settori in società si sono, pur faticosamente, mostrate all’altezza della realtà cadetta, altre no. I giocatori nel loro complesso hanno dato tutto quello che era nelle loro potenzialità (ecco perché la valutazione positiva che li riguarda) ma quel tutto non era sufficiente per salvarsi, nonostante la quota retrocessione si sia abbassata notevolmente in questa annata sportiva. In chiusura vogliamo dire la nostra su questa strategia del silenzio adottata da Di Masi in quest’ ultimo mese. Il Presidente, riteniamo noi, non ha il dovere di spiegare nulla a una città e agli indignati tifosi mandrogni, che peraltro hanno sempre ignorato quello che di buono Di Masi ha portato a casa in perfetta solitudine in questi dieci anni. Per questi ultimi l’appuntamento è fissato all’inizio della prossima stagione e, a quel punto, decideranno se riprender posto, tutti o in parte, al Mocca. Comunque vada ce ne faremo e se ne faranno una ragione, tanto chi pensa di essere centrale o indispensabile pensiamo debba rivedere le proprie posizioni e attualizzarle perché questo calcio non è più quello di una ventina d’anni fa e qualcuno non si è reso conto del tempo che passa. Discorso diverso per le donne e gli uomini della struttura societaria: queste persone, secondo noi, si meritavano un’altra attenzione da parte della proprietà il cui silenzio ha certamente ferito il loro amor proprio. Non ci meravigliamo se ora dipendenti e collaboratori dei Grigi si chiedano se, per loro, sia giusto continuare a operare per una proprietà che, evidentemente, nell’occasione non ha certo gratificato la loro lealtà e professionalità. Di Masi, così facendo, rischia di spappolare un gruppo di lavoro che lui aveva costruito pezzo per pezzo e che lo ha spalleggiato fin qui. Discorso diverso ovviamente per Mister e DS, al riparo da soverchi problemi perché i loro contratti li garantiscono dal punto di vista economico e professionale e la loro abilità sarà certo apprezzata eventualmente altrove. Per mercoledì prossimo temiamo emerga una cosa, oltre tutto il ventaglio di altre possibili evoluzioni: che Di Masi cioè si presenti alla stampa non con un progetto articolato e alcuni nomi già in tasca bensì con una nuda “dichiarazione d’intenti”. Se così fosse vorrà dire che la società è arrivata “alla cappa”. Come un veliero che, durante una tempesta, anziché sfidare gli elementi, si mette nella posizione ideale pregando che la buriana passi limitando al minimo i danni: albero senza orpelli, vele calate sulla tolda e timone libero di muoversi senza una meta prefissata.

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