Alessandria – Anche qui la partita è persa perché c’era già arrivato negli anni venti del secolo scorso San Benito Martire da Predappio con la “Festa Nazionale dell’Albero” istituita da Arnaldo Mussolini, fratello del Duce e docente di agraria. Aveva dedicato la vita alla rinascita boschiva, all’organizzazione dell’agricoltura, alle bonifiche e al culto degli alberi, appunto. Fu apprezzatissimo pioniere mondiale di moltissime scoperte e battaglie ecologiste, purtroppo oggi semi-dimenticato dalla propaganda. Ancora oggi però, in giro per l’Italia si può incontrare qualche “Giardino Arnaldo Mussolini” sopravvissuto alla censura talebana dell’antifascismo. *Nominato presidente del Comitato Nazionale Forestale, nel giornale “Il Bosco” Arnaldo scriveva che “in Italia si deve generalizzare un nuovo convincimento, che io vorrei definire il culto dell’albero”, ponendo il “problema di educazione civile e di rispetto verso gli alberi”. L’8 settembre 1928, parlando ad Asiago in occasione della giornata forestale, Arnaldo affermava: “È l’ora della terra. È l’ora nostra”. “Ruralizzare l’Italia – diceva – non vuol dire riportare gli uomini della terra alla pastorizia. No, significa portare i due terzi del popolo italiano ad essere una linfa vitale e rigogliosa. Significa portare il lavoro silenzioso e sconosciuto della terra all’altezza del concetto sovrano della vita moderna nazionale”. Finalmente, anche per contrastare il terrorismo climatico di quattro cialtroni pagati dalle multinazionali, c’è la festa della “Foresta condivisa” per cui chiunque, cittadini, enti, aziende agricole possono contribuire a realizzarla preservando la natura. La “Foresta condivisa del Po piemontese” è un progetto di riqualificazione ambientale avviato lungo la fascia fluviale del Po e nelle aree circostanti per costituire una foresta di vicinato di circa 200 chilometri, con l’ambizioso obiettivo di giungere a 1,5 milioni di alberi e arbusti, uno per ciascun abitante dei 53 Comuni e 4 province attraversate. Per dare vita a un nuovo albero bastano anche solo 20 euro, che corrispondono a una nuova piccola pianta e ai 10 metri quadrati di terreno che la circondano e che le permetteranno di crescere e di essere curata per garantirne l’attecchimento. Gli alberi si nutrono di anidride carbonica e sono la soluzione più veloce ed efficace contro l’aumento della CO2. Tutti i finanziamenti della Regione e i contributi economici saranno raccolti in un apposito fondo che l’Ente di gestione delle aree protette del Po piemontese ha deciso di istituire e di portare avanti con i fondi del Pnrr. Nel tratto alessandrino del Po e dell’Orba la risposta non è mancata. Alcuni proprietari hanno donato circa cinque ettari a favore della Foresta condivisa del Po piemontese. A Camino, nel Parco naturale del Po piemontese, e all’interno di siti della Rete Natura 2000 a Predosa, nella Zona speciale di conservazione (Zsc) e nella Zona di protezione speciale (Zps) “Torrente Orba”, e a Saluggia, nella Riserva naturale “Isolotto del Ritano”.
Ma che crisi del clima, finalmente l’hanno capita: invece di bruciare dei boschi piantano degli alberi
