Alessandria – La notizia è clamorosa: dagli studi effettuati dal laboratorio di Autoimmunità dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria, emerge che la vaccinazione anti Covid-19 può scatenare la produzione di autoanticorpi e quindi alterare l’assetto autoimmune. La clamorosa scoperta a livello planetario sarà presentata nei prossimi giorni a un convegno internazionale sul Covid-19 a San Diego dalla dottoressa Maria Cristina Sacchi, responsabile del laboratorio e dei suoi collaboratori. L’anno scorso la squadra della dottoressa Sacchi, che lavora nel laboratorio analisi diretto dalla dottoressa Maria Matilde Ciriello, è stata in grado di pubblicare articoli scientifici (e a presentare i risultati degli studi in California) che dimostravano l’esistenza di un link tra Covid e autoimmunità, sottolineando quindi come il SARS-CoV-2 potesse essere considerato un virus autoimmune capace in alcuni individui di stimolare la produzione di autoanticorpi e sviluppare così patologie autoimmuni.
I killer degli anticorpi
Gli autoanticorpi sono anticorpi (proteine) in grado di riconoscere e reagire erroneamente con tessuti e organi dell’organismo di appartenenza, cosiddetti “self”. Il sistema immunitario è normalmente in grado di discriminare tra gli elementi estranei all’organismo (non-self) e quelli appartenenti allo stesso (self), innescando una risposta immunitaria solamente in caso di esposizione a elementi “non-self”, come batteri o virus. Nel caso in cui il meccanismo di discriminazione tra elementi “self” e “non-self” cessi di funzionare correttamente, il sistema immunitario produce anticorpi diretti contro le cellule e i tessuti dell’organismo di appartenenza. L’azione degli autoanticorpi scatena delle risposte infiammatorie inappropriate, con conseguente danneggiamento e disfunzione dell’organo.
La ricerca dell’ospedale di Alessandria
Già dal 2020 ad Alessandria hanno iniziato a studiare l’azione che i vaccini anticovid per l’immunità verso il Covid-19, grazie a un’idea nata dalla collaborazione col dottor Paolo Stobbione, Responsabile di Reumatologia dell’Ospedale di Alessandria. La domanda alla base di questo studio è stata quindi quella di andare a verificare se anche i vaccini a mRNA, su cui esiste ancora poca letteratura scientifica sull’autoimmunità, siano in grado di sviluppare un’alterazione dell’assetto autoimmune.
“Abbiamo realizzato uno studio prospettico monocentrico subito a inizio gennaio 2021, appena dopo il Vax Day – ricorda Maria Cristina Sacchi – arruolando la popolazione di studio che nel nostro caso era composta da 155 operatori sanitari dell’Ospedale di Alessandria, tutti sottoposti volontariamente alla vaccinazione, con età compresa tra i 18 e i 60 anni e di entrambi i sessi. Abbiamo effettuato un primo prelievo di sangue prima della vaccinazione per avere una fotografia dell’assetto autoimmune dell’individuo, al fine di capire se nei soggetti che non presentavano già autoanticorpi si fossero presentati a seguito del vaccino. Abbiamo poi effettuato i test di autoimmunità su questo primo prelievo e realizzato altri due prelievi agli individui che avevano completato tutto il ciclo vaccinale, ovvero due vaccini e la dose booster: il secondo a tre mesi di distanza dalla prima dose e il terzo a 12 mesi. La nostra analisi si è così ristretta a 112 individui”.
I vaccini produrrebbero autoanticorpi
Dallo studio è emerso in maniera preliminare come nel 40% dei casi analizzati si sia verificata la comparsa di autoanticorpi che nel 90% degli individui sono rimasti attivi nel tempo, fino ai 12 mesi valutati. “Questo ci ha portato a pensare che la percentuale di positività ai test di autoimmunità – prosegue la dottoressa Sacchi – possa essere direttamente proporzionale al numero di somministrazione di dosi di vaccino: un’iperstimolazione del sistema autoimmune può quindi portare alla comparsa di nuovi autoanticorpi, nonché a manifestazioni autoinfiammatorie e al possibile sviluppo di malattie autoimmuni. Occorre però sottolineare come il fatto di avere autoanticorpi non significa né avere una malattia autoimmune in corso né necessariamente svilupparla, in quanto circa il 18% degli individui sani possono presentare questi autoanticorpi e il vaccino resta l’arma più importante per il contenimento della pandemia e la riduzione delle forme gravi di Covid”.
Cosa sono le malattie autoimmuni
Le malattie autoimmuni sono patologie particolari che insorgono a seguito d’un malfunzionamento del sistema immunitario. In un individuo con una malattia autoimmune, infatti, le cellule e le glicoproteine, costituenti il sistema immunitario, aggrediscono l’organismo che dovrebbero invece difendere. Le cause delle malattie autoimmuni sono poco chiare e sono tutt’oggi argomento di numerose ricerche scientifiche. Medici e patologi hanno individuato più di 80 tipi diversi di malattie autoimmuni: alcuni dei più noti sono l’artrite reumatoide, la sclerosi multipla, il lupus eritematoso sistemico e la sclerodermia. Purtroppo, al momento, le malattie autoimmuni sono incurabili. Gli unici trattamenti a disposizione dei pazienti consistono in terapie sintomatiche, il cui scopo è ridurre la sintomatologia in atto.
Vaccini anticovid che fanno bene da una parte e male dall’altra
C’è un altro dato rilevante emerso dallo studio, ovvero che circa il 50% degli individui era già positivo al test sugli autoanticorpi. “La causa di questo fenomeno – afferma la ricercatrice – potrebbe essere ricercata nei fattori ambientali: stiamo quindi pensando di realizzare uno studio che vada ad analizzare questi pazienti che erano già positivi per individuare un possibile link tra autoimmunità e l’esposizione a inquinanti, o abitudini e stili di vita, perfettamente in linea col percorso di riconoscimento a IRCCS per le patologie ambientali che l’Azienda Ospedaliera e l’ASL AL stanno affrontando”. Lo studio si colloca nell’ambito delle progettualità condotte dai Laboratori di Ricerca integrati tra Azienda Ospedaliera di Alessandria e il Dipartimento di Scienze e Innovazione Tecnologica dell’Università del Piemonte Orientale, la cui Responsabile è la dottoressa Annalisa Roveta, afferente al Dipartimento Attività Integrate Ricerca e Innovazione diretto dal dottor Antonio Maconi: Cristina Sacchi infatti è parte di uno dei gruppi di lavoro in qualità di referente del progetto di ricerca sulle malattie autoimmuni. I risultati saranno presentati anche al congresso europeo di autoimmunità che si svolgerà ad Atene dal 10 al 14 giugno e seguirà un altro studio di ricerca per seguire gli individui che sono risultati positivi ai test con l’obiettivo di verificare se nel tempo mantengono gli autoanticorpi sviluppati e presentano sintomatologie legate a una malattia autoimmune.
Insomma ad Alessandria pare abbiano fatto una scoperta epocale dimostrando, forse, che i vaccini anticovid presentano qualche problema.