Torino – Sono stati resi noti i dati di Almalaurea che esaminano 76 atenei italiani e stilano profilo e condizione occupazionale dei laureati italiani. Dallo studio emerge che laurearsi in Piemonte vuol dire avere più chance di entrare nel mondo del lavoro della media nazionale, e di averle in fretta. Chance che aumentano a cinque anni dal titolo di studio magistrale, quando in pratica 9 laureati su 10 hanno un impiego. Più lavoro ma anche uno stipendio più alto rispetto al resto d’Italia, anche di oltre 200 euro. Lo studio è stato effettuato in collaborazione dell’Università di Torino, del Politecnico, e dell’Università del Piemonte Orientale. Risulta che gli studenti dei tre atenei, tra quelli che scelgono di entrare nel mondo del lavoro con la laurea triennale, lavorano più della media nazionale. Rispetto al 74,5% della percentuale di chi lavora dopo un anno tra gli studenti italiani, i laureati di “Unito” e Politecnico superano il 76% mentre l’Università del Piemonte Orientale raggiunge addirittura l’ 85,8% degli occupati. Tra i laureati Unito è salito lo stipendio netto, anche se di appena 3 euro, da 1.301 a 1.304.
I laureati triennali però sono solo una parte, perché molti proseguono negli studi. All’Università di Torino con un titolo di secondo livello cresce la percentuale di quanti lavorano e anche lo stipendio. A cinque anni dalla laurea lavorano 9 su 10, oltre la metà con un contratto a tempo indeterminato (categoria in crescita).
Per l’Università del Piemonte Orientale, dove si registra un tasso di crescita di 8 punti delle matricole (in controtendenza rispetto al meno 5,2% nazionale), ha svolto tirocini oltre il 70% dei laureati, ben oltre la media nazionale del 57,1%. Nel report emerge che il voto dei laureati è più basso della media (101,4 rispetto a 103,5) ma più studenti terminano il percorso in tempo (67% contro 60,9%).
Tabella tratta da La Repubblica