Novara – Guglielmo Beccuti, studente di 24 anni di Casale Monferrato, per i giudici della Corte d’Assise di Novara al momentio del delitto non era in grado di intendere e volere, per cui pur essendo stato dichiarato non imputabile è stato destinato a una Rems (residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza, una struttura sanitaria idonea a ospitare gli autori di reato affetti da disturbi mentali e socialmente pericolosi) per un periodo minimo di 10 anni, salvo verifica al termine decennale della persistenza o meno della pericolosità sociale. Quello a Guglielmo Beccuti che ha ucciso il padre Pietro il 6 settembre 2020 nell’abitazione dove vivevano a Casale, è stato un processo breve, dopo che, circa un mese fa, il pm Mariaserena Iozzo e i difensori Giuseppe Romano e Stefano Bagnera hanno deciso di produrre alla Corte d’Assise di Novara tutti gli atti di indagine, evitando così un lungo dibattimento con l’ascolto di decine di testimonianze. Questo perché l’esito del giudizio appariva da subito scontato. Il giovane imputato, secondo un perito nominato in fase d’indagine, al momento del patricidio era incapace di intendere e volere. Rilevato che il giovane è ancora socialmente pericoloso la Corte ha disposto la detenzione per almeno 10 anni nella Rems dove si trova attualmente.
Dieci anni di “manicomio criminale” al giovane di Casale che uccise il padre per poi dargli fuoco
