Torino – La ragazza lo ha accusato di stupro (ormai è il leitmotiv dei nostri giorni) e di aver subito da lui atti sessuali nel bagno di un locale approfittando delle sue condizioni di ubriachezza. Ma lei aveva maliziosamente lasciato la porta del bagno aperta dopo avergli chiesto di passargli dei fazzoletti e lui è entrato. In Appello i giudici non hanno escluso che lei “gli abbia dato delle speranze, facendosi accompagnare in bagno, sporgere i fazzoletti, tenendo la porta socchiusa. […] Un invito a osare [per l’imputato] che non l’ha abbandonata al suo destino, ma l’ha sostenuta fino a quando i parenti sono andati a prenderla nella consapevolezza di non aver fatto nulla di male, ma solo di aver equivocato la volontà della ragazza”. Così la condanna in primo grado a 2 anni, 2 mesi e 20 giorni, è stata ribaltata. E hanno condannato lei. Il quadro emerso nelle motivazioni è quello di una ragazza inattendibile, che aveva reso un racconto smentito dai testimoni e dalla logica.
I due giovani, entrambi ventenni, si conoscevano. In passato qualche bacio. Una sera di maggio del 2019 si erano rivisti: lui le aveva confessato “di avere un debole per lei“. Secondo i giudici d’Appello “non fu l’imputato a cercare un pretesto”. L’imputato l’aveva solo aiutata a rivestirsi. Lei dice di aver urlato chiedendo aiuto dopo che lui l’aveva afferrata da dietro per l’approccio sessuale, e poi lei, presa da un attacco di panico, aveva vomitato. Ma all’ospedale non riscontrarono lesioni, e lei “confusa per l’alcol non aveva saputo dire se fosse avvenuto un rapporto“. Era stato lui a dire invece che il rapporto per soli 30 secondi c’era stato, ma quando lei aveva detto di no, si sarebbe subito fermato. “Disse di aver gridato ma nessuno ha udito nulla“. A convincere i giudici, l’atteggiamento di lui: “Quando fu colta da crisi di panico e vomito, non l’ha abbandonata, anzi ha cercato di aiutarla, ha assecondato tutte le sue richieste. Si è fatto dare una sedia e una felpa per farla accomodare e riscaldare, l’ha aiutata a lavarsi la faccia e i capelli finiti nella pozza di vomito. Quando i familiari sono arrivati, è andato loro incontro. Descritto come un ragazzo gentile che li aveva addirittura aiutati a coprire i sedili dell’auto perché non li macchiasse di vomito”. Premure che sembrano molto lontane da ciò che caratterizza lo “stupratore”.