Rompiamo gli indugi. Oggi, lunedì 25 luglio, è la data ultima per avviare la stagione sportiva 2022/23 dei Grigi. Se, come penso, anche questa giornata passerà senza novità in tal senso l’Alessandria Calcio diventerà, entro un paio di settimane, zimbello di tutto il mondo dell’italica pelota. In soldoni: se questa guerra fra Di Masi, tifosi, DS, e certi pennivendoli, prosegue, perderemo tutti. L’Alessandria è all’interno del “sistema calcio” che ha regole, dirigenti, equilibri, consuetudini, e di quello vive e prospera. A quelle regole si attengono migliaia di dirigenti, dipendenti, atleti e appassionati. Un movimento che muove – a vario titolo – cinque milioni di persone mosse da sincere passioni e professionalità. La Serie C, ad esempio, è formata da 60 club suddivisi in tre gironi. Orbene: quando una sola di queste squadre si muove al contrario dei meccanismi danneggia non solo le colleghe del suo girone ma, per osmosi, quelle di tutta la C. E, a caduta, va a interferire sulle categorie inferiori e superiori. Il “sistema” non può consentirlo, pena la morte. Di Masi – che ci è simpatico – purtroppo ha imboccato una strada che porta solo guai. Se intendeva dimostrare, in questo braccio di ferro, di essere lui il proprietario del club e di avere il diritto di essere rispettato dalla piazza e di non essere infastidito da certi dipendenti infedeli, ha tutto il diritto di farlo. Ha persino il diritto di gestire la società rischiando di finire nelle categorie dilettantistiche. Una cosa però è certa: non può permettersi di trascinare nell’agone della derisione questa piazza calcistica. Di Masi adesso, tempo tre giorni, dovrà garantire ad almeno venti giocatori in maglia grigia, bravi o scarsi, giovani o vecchi, costosi o a buon mercato, di poter fare il loro lavoro, idem al mister a libro paga e, se non gli va, lo cambi. Sia chiaro: non lo deve alla Società e la sua storia, nè a questa città, né al tifoso appassionato e neppure al giornalista che vive scrivendo dei Grigi. Lo deve invece ai dipendenti e ai collaboratori che lui ha scelto e che lealmente gli sono stati vicini in questi anni belli e difficili, comunque intensi. E lo deve soprattutto a se stesso perché, quando è entrato a far parte del mondo del calcio nove anni e mezzo fa, ne ha accettato regole, oneri e onori. Adesso, se vuole uscirne, lo può ovviamente fare quando meglio crede ma lo deve fare col contegno al quale ci ha abituati e che troppi stronzi hanno spesso scambiato per debolezza. Se il Presidente aspetta che si definiscano le trattative di vendita per muoversi, sappia che il tempo è scaduto e deve rispettare un calendario che scandisce l’evolversi di una stagione calcistica. Quanto al DS attuale e ai suoi 92 calciatori ingaggiati in tre stagioni dei quali nessuno ceduto senza “aiutino” diciamo che non è vero sia stato delegittimato da Di Masi. È stato lui ad andarsene in Sardegna un mesetto fa anziché affrontare i problemi che aveva creato lui e non lasciare che le trattative dei calciatori in uscita le stia portando avanti (e concludendo) Di Masi in persona. Lo so: noi di Alessandria Oggi siamo brutti, sporchi, cattivi e, ultimamente, anche maleducati, irrispettosi, insensibili e antipatici. Ma non siamo bugiardi e ruffiani. Qualche volta – e il presidente lo sa benissimo – abbiamo anche dimostrato di vedere lontano. Forse perché ci facciamo domande pertinenti cercando risposte logiche.
Ma siamo al 25 luglio e fra un po’ arriva l’Otto Settembre.
Si salvi chi può.
Si avvicina l’Otto Settembre: tutti a casa!
