Red – Il teatrino della politica si ripete senza contegno, senza ritegno e senza nessun rispetto per gli italiani che hanno pazientato anche troppo. Cento anni fa (mese più, mese meno) un signore, che avrà avuto un sacco di difetti, ma che, in tutta onestà e stando alla storia, dopo aver ottenuto una maggioranza bulgara sia alla Camera che al Senato (sotto ci sono i grafici), ha governato magnificamente l’Italia per i primi 12 anni del suo mandato (almeno fino alla morte del fratello Arnaldo, suo preziosissimo consigliere, avvenuta a Milano il 21 dicembre del 1931), stufo del teatrino della politica italiana, delle ripicche, dei dispetti e delle continue isteriche liti da cortile, si insediò nella carica di Presidente del Consiglio – regolarmente nominato dal Re – pronunciando il discorso che pubblichiamo sotto, che è di un’attualità spaventosa. Vuol dire che in un secolo l’Italia non è ancora cambiata. Peccato.
Ecco il primo discorso tenuto da Benito Mussolini, in veste di Presidente del Consiglio dei Ministri del Regno d’Italia, alla Camera dei Deputati in data 16 novembre 1922.
“Signori, quello che io compio oggi, in quest’aula, è un atto di formale deferenza verso di voi e per il quale non vi chiedo nessun attestato di speciale riconoscenza.
[…]
Io affermo che la rivoluzione ha i suoi diritti.
Aggiungo, perché ognuno lo sappia, che io sono qui per difendere e potenziare al massimo grado la rivoluzione delle camicie nere, inserendola intimamente come forza di sviluppo, di progresso e di equilibrio nella storia della Nazione.
[…]
Mi sono rifiutato di stravincere, e potevo stravincere.
Mi sono imposto dei limiti.
Mi sono detto che la migliore saggezza è quella che non ci abbandona dopo la vittoria. Con 300.000 giovani armati di tutto punto, decisi a tutto e quasi misticamente pronti a un mio ordine, io potevo castigare tutti coloro che hanno diffamato e tentato di infangare il Fascismo.
Potevo fare di quest’aula sorda e grigia un bivacco di manipoli: potevo sprangare il Parlamento e costituire un Governo esclusivamente di fascisti. Potevo: ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto.
[…]
Credo anche di interpretare il pensiero di tutta quest’assemblea e certamente della maggioranza del popolo italiano, tributando un caldo omaggio al sovrano, il quale si è rifiutato ai tentativi inutilmente reazionari dell’ultima ora, ha evitato la guerra civile e permesso di immettere nelle stracche arterie dello Stato parlamentare la nuova impetuosa corrente fascista uscita dalla guerra ed esaltata dalla vittoria.
[…]
Lo Stato fascista costituirà una polizia unica, perfettamente attrezzata, di grande mobilità e di elevato spirito morale; mentre esercito e marina gloriosissimi e cari ad ogni italiano, sottratti alle mutazioni della politica parlamentare, riorganizzati e potenziati, rappresentano la riserva suprema della Nazione all’interno ed all’estero.
Signori! Da ulteriori comunicazioni apprenderete il programma fascista, nei suoi dettagli e per ogni singolo dicastero.
Io non voglio, finché mi sarà possibile, governare contro la Camera: ma la Camera deve sentire la sua particolare posizione che la rende passibile di scioglimento fra due giorni o fra due anni.
[…]
Così Iddio mi assista nel condurre a termine vittorioso la mia ardua fatica”.
Alla fine si tennero le votazioni sulla fiducia e il Governo di Mussolini ottenne alla Camera:
- 306 voti favorevoli (tra cui De Gasperi, Giolitti e Gronchi),
- 116 contrari (socialisti unitari, socialisti massimalisti, repubblicani e comunisti),
- 7 astenuti.
Al Senato la maggioranza fu in percentuale ancora più alta:
- 196 voti favorevoli e 19 contrari.
Aggiungiamo solo che la sinistra italiana non ha mai risolto i problemi dell’Italia semplicemente perché è lei il vero problema e stavolta ci porterà indietro di cento anni.
Una vergogna intollerabile.
Noi di Alessandria Oggi pensiamo che molti politici di sinistra italiani (non tutti), responsabili di questo ennesimo scempio, meritino finalmente una “Nuova Norimberga” per crimini politici ed economico-finanziari a danno del popolo italiano.