Ieri pomeriggio in conferenza stampa, nella quale patron di Di Masi ha detto cose importanti che avranno un impatto significativo, alla faccia dei soliti beduini mandrogni che credono di capire e invece non capiscono niente, l’Alessandria Calcio è sul pezzo. E lo è nonostante l’idea – soprattutto dalla retrocessione in poi – tra molti pennivendoli e tifosi locali, che i concetti espressi dal presidente siano inutili sproloqui cui non fanno seguito effetti pratici. Di Masi ha detto che il club vira verso “gestioni sostenibili” e la politica degli ultimi anni va in pensione. Ha poi ribadito che questo sarà un campionato di assestamento e che si sta costruendo un collettivo basato su giovani o giocatori di poco nome ma buona sostanza, scelti da Cerri il quale non avrà fatto gol in rovesciata al Mocca e non avrà il filo diretto con la tifoseria più intransigente ma il suo mestiere ha dimostrato anche qui di saperlo fare, con umiltà e buon senso. Che riesca nell’impresa o meno non lo so, anche perché, secondo me è indispensabile una profonda ristrutturazione dei vertici dirigenziali e una normalizzazione di risorse ed esperienze professionali. Ogni presidente, poi, ha caratteristiche umane e manageriali diverse.
Amisano era un autentico bucaniere, imprenditore d’assalto, ottimo conoscitore del sottobosco sportivo ma poco avvezzo all’entusiasmo. Di Masi invece è giovane, non ha l’esperienza imprenditoriale dell’altro, ma ha dalla sua la voglia di lasciare una traccia importante in questa città e, finora, c’è riuscito. Il maggio scorso per Di Masi pensiamo abbia rappresentato sogni infranti e delusioni profonde nei rapporti umani coi massimi collaboratori tecnici e sportivi che aveva voluto e sostenuto. Questo suo annunciato taglio chirurgico nei confronti del vecchio caravanserraglio, giocatori compresi, non è stato preso sul serio da nessuno. Adesso tanti furbacchioni finalmente avranno capito quanto, al di là dei toni, fosse autentico il suo disagio e la sua amarezza. Avranno capito pure che oggi, a maggior ragione, o si mettono in piedi gestioni sostenibili rispetto alle potenzialità della piazza, oppure sei destinato al fallimento. La differenza fra i risultati ottenuti da un club rispetto a un altro omologo sta nella capacità, nella fantasia, nelle motivazioni e nella professionalità dei suoi dirigenti. Quanto a questa non dichiarata guerriglia fra un certo modo di fare il tifo e di raccontarlo (per vendere forse una decina di copie in più di certi fogliacci illeggibili) o finisce, oppure diventa palese che la volontà dei soliti pennivendoli è quella di sfasciare la nostra Squadra.
Ma cha vadano dove dico io.
Di Masi resta al timone alla faccia dei soliti beduini mandrogni cha la sanno lunga
