L’Alessandria Calcio riparte. A fatica, con mille dubbi e tanti interrogativi, ma riparte. Domenica prossima si giocherà la prima del campionato 2022/23 in C Girone B contro l’Imolese. Sarà una spedizione formata da una ventina di giocatori con la maglia grigia guidati da mister Rebuffi, esordiente pure lui. Alla testa della spedizione, la prima delle 19 previste in questa stagione, il DS Massimo Cerri. Un personaggio che, in mezzo a difficoltà, brutali contestazioni, sorrisetti caustici e tanta negatività s’è assunto l’impegno con grande coraggio e umiltà, senza lamentele e doppi giochini, senza budget infiniti e stipendi stellari. In questi due mesi il DS è partito da zero, ha messo insieme un gruppo di giocatori per provare a fare l’unico calcio ormai possibile in Serie C e ad Alessandria in particolare. Cosa c’è e cosa manca? Non lo sappiamo ancora. Lo sapremo forse fra una decina di turni di campionato. Una cosa è certa: quando guarderemo la distinta da consegnare all’arbitro accanto a ogni ragazzo ci sarà un numero che indica l’età del giocatore e (finalmente diciamo noi) vedremo sgambettare con la maglia grigia giocatori che devono ancora dimostrare tutto, sempre che abbiano qualcosa da dimostrare. Certe vecchie glorie che spesso arrivavano qua per rapinare questa piazza e marciavano sull’entusiasmo della nostra gente che si aspettava da loro antichi splendori non ci sono più e, speriamo, non ci saranno più, e non ci saranno neppure Ds e Mister che lavoravano spesso solo per sé, disponibili a usare il loro nome, il loro passato e antiche amicizie locali circuendo i migliori “cavédani della plaga”, relazioni concimate negli anni attraverso aperitivi e bevute senza un domani. Di una cosa però si può essere certi: il vero professionista, quando finisce di lavorare in una piazza calcistica, mantiene le sue amicizie personali in loco ma non le usa per ritornare in sella, magari pescando nel torbido o continuando a frequentare una città che non gli appartiene. Se invece lo fa il suo profilo di uomo e professionista è squalificato. Questa è una vecchia regola applicabile a tutti i mestatori, professionisti sì ma dell’inciucio: i peggiori. Non sappiamo come questa squadra, allestita in fretta, costruita con risorse economiche modeste e allenata da un esordiente, risponderà alle difficoltà della categoria e del Girone B in particolare. Visto così l’organico sembra mancare ancora di almeno due centrocampisti, dato per scontato che alcune scommesse (vedi il portiere) siano già vinte. Fisicamente invece la squadra sembra attrezzata, vedremo in seguito come i tanti esordienti risponderanno ai carichi di lavoro tipici della categoria. Un particolare invece è sicuramente emerso in questi ultimi mesi, al punto che ci si pone un problema quasi antropologico per gli anziani abituali frequentatori del Mocca, gente come noi. Il calcio, e i Grigi in particolare, rappresentano gioia, emozioni e senso di appartenenza. Se accanto però si qualificano come tifosi individui che augurano morte e malattie a chicchessia, insultano senza ritegno non gli avversari ma i propri dirigenti, addirittura diventano razzisti irridendo i propri giocatori di colore ci nasce un dubbio: vabbe’ il disagio sociale di alcuni, vabbe’ persino le delusioni della vita di altri, ma mi chuedo come ha fatto certa suburra a giungere fino al Moccagatta sotto le spoglie di sedicenti tifosi? Cosa c’entra il tifo per la squadra della propria città e il piacere di assistere ad una partita di calcio con certe dimostrazioni di odio selvaggio, immotivato e violento, messo in piedi dai soliti beduini della Fraschéta? Ci pensino, sia i tifosi come noi che gli altri: siamo troppo diversi per uno stadio dolo e una sola squadra.
Diteglielo ai Grigi che domenica a Imola non si corre in auto ma si gioca a calcio
