Alessandria (Piercarlo Fabbio) – La notizia dell’adesione del Comune di Alessandria al bando statale per i Comuni in pre-dissesto dovrebbe orientare la politica, pur nella congerie della campagna elettorale per le politiche, ad alcune considerazioni di fondo. Indipendentemente dal fatto meramente tecnico, che qualcuno tenda a comprendere, giustificare, ammortizzare, attutire, accarezzare nella splendida tradizione acritica di un giornalismo che vuol attestare una neutralità che ogni giorno in più dimostra di non avere, la situazione dei conti del Comune è sempre più grave. Dieci anni fa, nell’estate 2012, il dissesto fu brandito come un’arma politico-giudiziaria contro gli amministratori uscenti. Che si trattasse di una manovra meramente politica e decisamente imprudente lo avevano compreso solo alcuni. La cittadinanza era stata portata al guinzaglio a credere nei mostri e ci aveva creduto, ma allora, secondo i conti degli incaricati della Presidenza della Repubblica, il disavanzo storico fu di poco più di 21 milioni. Oggi, dopo dieci anni di sofisticate tecniche contabili, di nuove norme favorevoli al Comune, di generazioni di amministratori pubblici fatti passare come campioni della politica della lesina, i soffiettoni della sinistra non hanno più nessun timore a dichiarare che il debito è salito a 67 milioni. E mentre l’amministrazione di centro-destra uscente, colpevole di non aver proposto una lettura delle colpe se non in campagna elettorale, ma almeno innocente sul piano delle modalità di rimborso dei prestiti avuti dallo Stato, si è rimboccata le maniche e non ha fatto inutile retorica, sono bastati alcuni mesi di sinistra al governo della città per riportare le lancette dell’orologio indietro di dieci anni. Che Abonante fosse legato a doppio filo con tecniche politiche che hanno caratterizzato il mandato Rossa lo si immaginava. Che fosse così inerme davanti ai conti in rosso, da lui conosciuti in quanto assessore al bilancio durante il quinquennio 2012-2017, è forse una sorpresa o perlomeno un appuntamento che si presumeva dover essere spostato un po’ più avanti nel tempo.
Invece, siamo a due mesi dall’elezione, e i campioni della sinistra dissestante sono nuovamente all’opera. La generazione politica nata dal dissesto, Perrone largamente compresa, non poteva che dare questi frutti. Non poteva che nascondersi, ancora una volta, dietro a quell’atteggiamento per cui non si può fare nulla in quanto i conti vacillano, in quanto il destino cinico e baro ci è avverso, in quanto il Covid…, in quanto i mostri del passato sono ancora vivi ed è meglio sfruttarne la memoria negativa, in quanto è più semplice addossare la colpa al centro-destra, piuttosto che fare, in quanto Putin non è più il compagno di una volta… Così, mentre l’Italia cerca di uscire dalla crisi generata anche dalla sua cobelligeranza, facendo debito per competere con la congiuntura e i disagi di famiglie e imprese, Alessandria, in perfetta controtendenza e con una decisione non nuova all’assessore al bilancio, già vista all’opera a Valenza, aumenta l’addizionale IRPEF oltre ogni limite politicamente consentibile, ma anche socialmente tollerabile, se non addirittura economicamente inefficace, visto che gli alessandrini saranno costretti a versare al Comune, ciò che avrebbero potuto spendere, ad esempio, nei negozi della città. E il Comune si impegnerà a spendere risorse che non ha per risollevare lo stato del commercio locale?
Ecco, siamo nuovamente a questo punto, dieci anni dopo – all’infuori del fatto che sia ingiusto chiedere – se non se ne ha bisogno – anche a chi potrebbe dartene, ma nella necessità è bene farsi avanti. Solo che non si ha certezza di quanto la “necessità” possa ancora durare e se questa non venga artatamente alimentata da politiche auto-depressive a cui la sinistra ci ha purtroppo abituati, senza alcuno spunto di fantasia. Del resto, lo dicono anche i giornalisti insopportabilmente amici: da vendere non c’è più niente. Ma proprio questa dichiarazione non è vera, perché il Comune vive anche di concessioni, ad esempio, e il patrimonio è ancora di svariate centinaia di milioni. Ci vogliono idee nuove, che non ci sono, purtroppo, anche se la sinistra si propaganda come portatrice di idee. Se però la pensata è quella di imporre un appesantito balzello agli alessandrini e chiedere spiccioli ad altri italiani, allora bastavano gli uffici e la politica non ha certo fatto passi in avanti.
Predissesto, la parola magica che piace tanto a una sinistra senza idee
