Alessandria – Stamane nella sala conferenze della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, a cura di Roberto Livraghi, s’è tenuto un simposio per ricordare Papa San Pio V da Bosco Marengo (Bosco Marengo 1504 – Roma 1572), teologo e inquisitore domenicano, eletto papa nel 1566, che fece applicare con intransigenza i decreti tridentini e fondò nel 1571 la Congregazione dell’Indice. Dedicò la sua vita all’attuazione di tre ideali: la riforma della Chiesa, l’applicazione dei decreti del concilio in tutti gli Stati, la crociata. Al tavolo dei relatori il professor Orsini diacono del vescovado di Alessandria, Lumi per la Provincia, il sindaco di Bosco Marengo.
La storia di San Pio V è quella di un ragazzo appartenente a una famiglia di modesta estrazione sociale. A quattordici anni entrò nel convento domenicano di Voghera, dove prese il nome di fra’ Michele; a Bologna completò la sua cultura e a Genova, nel 1528, fu ordinato sacerdote. Domenicano e teologo a Pavia, commissario dell’Inquisizione romana, vescovo di Sutri e Nepi (1556), cardinale (1557), grande inquisitore della Chiesa romana (1558), contrario alla politica accomodante di Pio IV, fu eletto papa nel 1566, con l’appoggio del nipote del suo predecessore, card. C. Borromeo. Rigido verso sé stesso e gli altri, mirò all’applicazione integrale dei decreti tridentini e alla riforma generale della Chiesa: bandì il nepotismo, riformò la sua corte e il clero romano, migliorò il collegio cardinalizio, esigendo da tutti grande severità di costumi. Alla riforma del clero romano attese con energia, istituendo una commissione e prescrivendo con l’editto del 30 ottobre 1566 le norme per una vita veramente sacerdotale. Per la vigilanza sul clero nominò i visitatori, che furono rigorosissimi: molti preti indegni furono allontanati e i vescovi costretti all’osservanza dell’obbligo della residenza. Fu provveduto all’uniformità dell’insegnamento religioso con la revisione del catechismo, del breviario e del messale. Per un’edizione corretta della Volgata nominò una commissione di cardinali e chiamò, inoltre, a collaborare dotti di tutti i paesi. Con l’elevazione di Tommaso d’Aquino a dottore della Chiesa (bolla 11 aprile 1567) fece un’affermazione solenne dell’importanza della teologia medievale; creò la Congregazione dell’Indice dei libri proibiti (1571), mentre i sinodi, di cui prescrisse la convocazione regolare, dovevano servire a diffondere le deliberazioni del concilio. Pubblicò il Catechismo romano, il breviario e il messale romano; fondò seminari, nuovi ordini, come il Fatebenefratelli (1572). Intransigente parimenti nella politica estera, fondata essenzialmente sulla difesa del cattolicesimo dall’eresia e mirante ad ampliare i diritti giurisdizionali della Chiesa, provocò una tensione pericolosa negli stati di Filippo II: nel tentativo di favorire l’ascesa al trono inglese della cattolica Maria Stuart, scomunicò Elisabetta, con gravi conseguenze per i cattolici inglesi. Non seppe tradurre in realtà un suo progetto di una lega di sovrani cattolici destinata a estirpare l’eresia in Europa, e spesso il suo intervento massiccio preoccupò l’assolutismo dei sovrani. Riuscì invece, contro la rapida avanzata ottomana nel Mediterraneo, a far varare la Lega Sacra, fallita però sostanzialmente dopo la vittoria di Lepanto, mentre egli pensava di allargarla con l’intervento dei sovrani del Medio Oriente. Beatificato da Clemente X, fu santificato da Clemente XI (1712); festa, il 5 maggio.