Durante la guerra del Vietnam l’aviazione USA ha introdotto il Comma 22 nel proprio Regolamento per far fronte ai troppi rifiuti dei suoi piloti impegnati a bombardare il nemico. Così recita: “Si può essere esentati dalle missioni di volo solo se il richiedente è pazzo, ma chi richiede di essere esentato dalle missioni di volo non è pazzo”. Venerdi scorso, appena saputo che la trattativa per la cessione del Club era saltata, un gruppo storico di Ultras, ha pubblicato un documento in cui, oltre ai soliti insulti ormai diventati un loro leitmotiv, intimava a Di Masi di vendere il club. Che a certi tifosi per fargli entrare nella zucca i concetti bisogna disegnare uno schemino sulla lavagna ormai è cosa nota, ma stavolta hanno brutalmente approfittato della loro insipienza, giusto per poter adottare la loro tattica preferita, quella de “l’insulto libero”. Di Masi è caduto vittima a sua volta di una sorta di Comma 22: non vede l’ora di cedere l’Alessandria anche senza nessuna contropartita economica, con la Società finanziariamente pulita ma il possibile compratore che s’è fatto avanti, dopo aver firmato il compromesso, ha dimostrato di essere stato un tipo volubile per cui ha fatto dietro front.
Tra l’altro, per chi non lo sapesse, il gruppo in questione non è stato l’unico a presentarsi per acquisire il club ma altri dello stesso genere lo hanno preceduto in estate. Naturalmente, ormai è dimostrato, certa stampa sportiva mandrogna è sempre stata all’oscuro delle varie trattative abortite o neppure cominciate. Siamo arrivati al punto che (roba di venerdi scorso) notizie di colloqui avvenuti una settimana prima e già masticate sono state sbattute in prima pagina come primizie, facendo fare una figura barbina persino al Sindaco il quale invece, almeno sin qui, nella vicenda ha mantenuto una posizione, secondo noi, impeccabile.
Come spiegare quindi a certi tifosi che “volere non è potere”?
Di Masi vuole liberarsi dei Grigi almeno quanto lo vogliono i supporter, ma se le condizioni del mercato delle società calcistiche professionistiche in Italia sono congelate, non bastano le urla belluine di certi tifosi per sbloccare la situazione, anzi. Sempre che non siano proprio i tifosi organizzati a mettere in moto una sottoscrizione per comprare la società, finanziarla, garantire le fideiussioni e quant’altro. Comportarsi insomma come successo qualche anno fa, quando è stata organizzata una colletta per la copertura della Nord. Di soldi ne sono stati raccolti, la copertura non è stata fatta e i soldi non sono stati restituiti ai sottoscrittori o, perlomeno, a molti di loro. E parliamo del progetto per costruire una semplice tettoia, impegno imparagonabile all’acquisto e alla gestione d’un club professionistico.
Fra qualche giorno Di Masi parlerà e speriamo che ci dica finalmente qualcosa.
Certo, ci pare difficile che in 10 giorni Di Masi chiuda una trattativa seria dopo 7 mesi di proposte farlocche naufragate, ma attendiamo fiduciosi.
Per cedere la società a certi figuri che – ne siamo certi – faranno saltare il banco a stretto giro di posta, è meglio che sia Di Masi stesso a mettere in liquidazione il club, con tutto quello che ne consegue.
Ricordiamo a questa città e questi tifosi senza memoria che, quando è arrivato lui, dieci anni orsono, eravamo già a un passo dalla liquidazione (scelta preconizzata pubblicamente dal maggior azionista di allora). Con Di Masi abbiamo poi vissuto dieci stagioni – alcune decenti e altre esaltanti – ma, in realtà, le presenze allo stadio non sono decollate neppure in B e non è cambiata la considerazione rivolta alla squadra da questa città. Se poi, a sigillo di tutto ciò, ci mettiamo pure il comportamento ostile (eufemismo) di certi tifosi, è chiaro che questa piazza non può rivelarsi interessante per nessuno, tenendo conto che, delle 100 società professionistiche italiane, almeno un’ottantina sono in vendita, molte delle quali con problematiche più “leggere” della nostra.
Di Masi alle prese col Comma 22
