Dopo 18 turni l’Alessandria è diciassettesima in classifica con 15 punti. Alle sue spalle Olbia e A. Montevarchi con 14 punti e il S. Donato Tavernelle con 13 punti. Sabato 17 ultimo turno del Girone d’Andata e i ragazzi di Rebuffi saranno a Cesena per un match, almeno sulla carta, proibitivo. La partita che non possono sbagliare i Grigi sarà invece la prima di ritorno, in casa contro l’Imolese. L’Imolese, indicata ai nastri di partenza come squadra materasso del girone, in realtà ci ha “scherzato” a casa propria all’esordio e, sull’onda di quella vittoria, ha costruito un percorso positivo. Quindi, dovessimo vincere quello scontro diretto al Mocca a gennaio, potremmo contare su 18 punti sicuri in 20 incontri (dando Cesena come persa, anche se nel calcio le sorprese sono dietro l’angolo). La nostra squadra fin qui si presenta con un’anomalia evidente: tipici delle squadre giovani e inesperte sono gli sbalzi di rendimento. L’Alessandria ed. 2022/23, giovane e acerba, invece è piatta come il Tavoliere delle Puglie, commette sempre gli stessi errori e finora Rebuffi non è riuscito a trasformare la squadra da crisalide a farfalla. Il mister, contro la logica del buon calcio, piace a Presidente, tifosi e stampa, su questo stranamente concordi (e non sono dell’umore giusto per fare dell’ironia su cosa accomuna i nostri stagionati Ultras “di carriera”, il Presidente, ormai solo per le visure camerali e certa pigra stampa sportiva). Quando poi il mister commenta la partita in sala stampa parla come fosse un giornalista al seguito, neppure tanto accurato nell’analisi (in ciò perfettamente calato nella mediocrità imperante). I limiti di questa squadra li vedo (o dovrei vederli) tutti, mi aspetto invece che “l’allenatore che c’è in lui” ci dica se, quando e come pensa di mettere mano al problema o, quanto meno, di limitarlo. Perché poi lasciare sullo sfondo il solito “non detto” condiviso dai più: “il nostro è un collettivo scarso, costruito in fretta e assemblato di corsa per cui sarebbe già un miracolo aver più di 8 punti in classifica alla fine dell’andata”? Minchiate! Delle 20 squadre che compongono il Girone B di questa C almeno 8 sono state costruite con le stesse risorse e logiche di quelle adottate da Cerri in estate. Chi pensa che siamo come vasi di coccio costretti a viaggiare con vasi di ferro si sbaglia. A quei giornalisti che accreditano tesi comode ma palesemente distoniche, chiedo di provare a fare, una volta tanto, il loro mestiere, verificando, per esempio, l’età media e i costi delle rose dei nostri competitor. Si scoprirebbe, dati alla mano, che non siamo gli orfanelli della C e, se lo siamo, è anche perché in questa Società operano tecnici di spessore professionale “modesto”. C’è invece un aspetto del quale Cerri si potrebbe lamentare ma, essendo un professionista di sostanza che conosce le regole del gioco (non come chi l’ha preceduto, tanto per intenderci), si guarda bene dal farlo. Di Masi, infatti, convinto, chissà perché, di poter sbolognare il club in estate senza colpo ferire, ha preso un granchio e ha dato mandato con colpevole ritardo all’impostazione della nuova stagione sportiva. Cerri ha potuto lavorare poco e male sul mercato estivo perché gli è successo come nella filastrocca della Peppina che va al mercato in ritardo e si deve accontentare di tornare a casa solo con un vecchio cavolo. Adesso due veloci considerazioni sulla questione societaria. A tutt’oggi Di Masi, ceduta la società a novembre a zero lire a una banda di avvoltoi specializzati nel caricare di debiti società in difficoltà per poi lasciarle al loro destino, ha fatto marcia indietro. Si è fatto due conti: se avesse consentito l’operazione, non solo poteva rimetterci ancora un pacco di soldi ma correva pure il rischio di dover rientrare in possesso della società dopo qualche mese per l’insolvenza dei nuovi proprietari, con la società, tra l’altro, caricata di debiti assunti nel breve interregno romano-genovese. A inizio dicembre ha parlato il suo avvocato il quale ci ha dato una lettura “avvocatizia”, segnalando quello che gli faceva comodo e sorvolando sulle situazioni spinose, prospettando potenzialità irrealistiche di cessione a breve. Il “popolo Grigio” aveva nella fattispecie il diritto di sapere dalla viva voce del legittimo proprietario le intenzioni della proprietà, dato che una Società di calcio è anche un patrimonio pubblico? Secondo noi si, in linea teorica. No invece in questo caso, nel senso che quegli ultras che da un anno offendono pubblicamente Di Masi e la sua famiglia e quella stampa sportiva che ha fatto finta di non sapere di non sentire e di non vedere (per un media non parlare è peggio che essere conniventi) come questo indegno, incivile e immotivato sputtanamento, hanno avvelenato i pozzi. Nel momento in cui Di Masi relaziona le proprie mosse col Sindaco (che rappresenta tutti gli alessandrini, ricordiamolo) assolve comunque il suo dovere di custode di un patrimonio “pubblico”, senza entrare in contatto con persone dalle quali, evidentemente, s’è ritenuto ingiustamente vessato. Ma prima di Natale (lo dica come vuole e a chi vuole) qualcosa dovrà decidere. Lo faccia magari consultandosi non più con i suoi “consigliori” che in dieci anni o lo hanno indirizzato male o non l’hanno per nulla indirizzato (che poi è la stessa cosa). All’Ovest c’è qualcosa? Spero di sì ma credo di no.
Prima di Natale tirerò le somme e proverò a immaginare nuovi scenari.
Grigi – “La Peppina andò al mercato e un cavolo comprò, mezzogiorno era suonato quando a casa ritornò”, mentre Di Masi ha preso un granchio
