Asti – Con un’interpellanza parlamentare il deputato Pd Enrico Borghi (nella foto) sulla chiusura della Casa di Riposo Maina di Asti (oltre cento dipendenti senza reddito e 132 ospiti spostati nelle più disparate destinazioni nell’arco di pochi giorni), mentre il commissario straordinario Mario Pasino in un comunicato rende noto che i dipendenti rimarranno senza l’ultimo stipendio. La tragedia diventa farsa quando si viene a sapere che nessuno ha presentato la propria candidatura al bando per diventare il commissario liquidatore della struttura astigiana. Accade tutto ciò mentre è stato deciso di chiudere il Centro Diurno. A frequentarlo era una decina di donne e uomini, prima del Covid erano circa una trentina. In funzione dalle 8 alle 16 il centro utilizzava mezzi propri come quel pulmino acquistato grazie a un’associazione di volontari, col quale si passava a prendere gli ospiti per poi riportarli a casa. Fra loro parecchi malati di Alzheimer, Parkinson, demenza senile o ritardi cognitivi di varia natura. Per frequentarlo si pagavano 250 euro al mese, ma da ottobre il costo è quasi raddoppiato. Poi la chiusura il 31 dicembre.
La triste vicenda della casa di riposo di Asti finisce in Parlamento
