In molti qui hanno benedetto l’ennesima sconfitta dei Grigi, quella patita ieri in terra sarda. Prima dell’arrivo di Lauro la squadra era vista (chissà perché) come un monolite che si muoveva in maniera slegata rispetto alla proprietà. Cacciato Rebuffi, certi nostri sfascisti da operetta coi loro pennivendoli d’accatto sembrano ora godere per le difficoltà in cui si dibatte la squadra. Qualcuno di loro già prefigura la discesa della squadra agli inferi. Per costoro tornare in categorie dilettantistiche significa un insperato “ritorno in sella”, con annessa autogestione da parte della loro banda dei soliti sciagurati ignoranti sedicenti tifosi e cantori d’appoggio. Che bello, torniamo così a maramaldeggiare a Cerano e a Serravalle Scrivia, a primeggiare su tifoserie avversarie inesistenti, tanto poi basta l’imponenza del manufatto Mocca per intimorire avversari abituati a campetti di periferia. Così certa nostra tifoseria organizzata tornerebbe a primeggiare, maglie e cimeli della squadra continueranno a poter essere liberamente commercializzate da alcuni noti e improvvisati professionisti, e i futuri dirigenti, volenti o nolenti, dovranno sottostare ai voleri di quelli che saranno riconosciuti come gli “azionisti di riferimento” del calcio alessandrino.
Ma, passiamo al campo… di Sassari in particolare.
Il nuovo mister Lauro è appena arrivato e, ovviamente, ci sono passaggi che deve ancora capire: speriamo (almeno noi) che ci riesca in tempo.
Per esempio il portiere titolare: non è scritto da nessuna parte che con Liverani in porta al posto di Marietta avremmo pareggiato la partita in Sardegna. Vero è però che il portiere esperto ha fin qui dimostrato di essere, almeno per i suoi compagni di reparto, una guida e una sicurezza. Quanto si sacrifichino, nel caso Liverani giochi costantemente, i contributi del minutaggio non sappiamo ma la domanda corretta sarebbe: il gioco vale la candela? Riteniamo che in tante altre figure professionali a luglio s’era pensato “al risparmio” (Rebuffi e tutto il suo staff, per esempio, era roba insostenibile per il calcio professionistico), sperando che la cessione societaria, preventivata ma non perfezionata, poi sistemasse le cose.
Adesso queste inadeguatezze vanno pagate: speriamo che gli interessi non superino il capitale.
Domenica, a fine partita sui social, tifosi capataz di riferimento hanno postato le solite minacce volte a mettere in forse persino la futura integrità fisica degli attuali dirigenti. Non è una novità. Per noi rimane il mistero circa l’arroganza e il malcelato senso di impunità degli autori di questi scritti, i quali, evidentemente, non temono neppure di svelarsi perché si firmano!
L’Ordine dei giornalisti, invece di chiamarci a Torino per chiederci come mai li chiamiamo come li chiamiamo (vedere cosa scrivono – a sinistra), chiami loro per conoscere che roba sono. Da parte nostra, conoscendone alcuni, non li riteniamo certo capaci di dar seguito a certe minacce per indole e abitudine perché giocano a fare i duri come alcuni noti capi ultras metropolitani. Tuttavia non oso immaginare cosa possa succedere se qualche “spostato”, magari in un momento di ottenebramento mentale, dovesse tentare davvero certe aggressioni giusto per spirito di emulazione.
Preferiremmo andare sulle prime pagine dei giornaloni per le miracolose qualificazioni in Tim Cup e non per vigliacche aggressioni di stampo squadrista.
Possibile però che nessuno di quelli deputati a farlo getti uno sguardo anche distratto su tutti questi plateali richiami alla violenza?