Casale Monferrato – Francesco Belfiore, 49 anni, esponente di spicco dela ‘Ndrangheta piemontese, è finito dentro con l’accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso, nell’ambito dell’operazione “Cagliostro” dei giorni scorsi. Avrebbe sottratto 10.000 franchi svizzeri a un truffatore, protetto da un’altra cosca, per sanare un’ingiustizia subita da un amico imprenditore. Si era stabilito in una casa di campagna tra le colline di Frinco, un centro a trenta chilometri da Casale Monferrato per non dare nell’occhio, ma proprio lì i solerti uomini della Benemerita hanno scoperto un arsenale: tre pistole, una delle quali con matricola abrasa, due fucili, uno con mirino di precisione, centinaia di munizioni, bombolette di spray urticante. L’arsenale era nascosto in un angolo della casa, così la competenza dovuta al ritrovamento di quell’arsenale è ricaduta sotto il tribunale di Asti. Ieri l’udienza di convalida. Tutto riguarda una truffa che ha spinto Francesco Belfiore e il fratello Giuseppe, anche lui finito in carcere, di prendersi cura di un conoscente, vittima d’un raggiro messo a segno da un certo Piero Speranza, gestore di un lago di pesca sportiva a Bollengo. Vogliono la restituzione dei soldi. Ma Speranza è in contatto con altri esponenti di ‘Ndrangheta, gli Alvaro, per cui la questione va ricomposta e così inizia una trattativa che non va a buon fine. Ieri Francesco Belfiore ha partecipato all’interrogatorio di garanzia in videocollegamento.
Arsenale della ‘Ndrangheta nascosto tra Asti e Casale
