Con la vittoria (2-1) dei Grigi sabato pomeriggio al Brilli Peri di Montevarchi contro il S. Donato Tavernelle nella gara 1 di playout, i Grigi di Lauro si sono aggiudicati il primo tempo della “sfida salvezza”. Adesso ai toscani, in occasione della partita di ritorno al Mocca, per salvarsi ai nostri danni, dovranno vincere con almeno 2 gol di scarto. Aspettando il triplice fischio finale di gara 2 playout, se dovesse andare tutto bene, sarebbe la “salvezza”, quella tanto auspicata per i Grigi. E l’articolo potrebbe finire qui se non fosse per i commenti della parte più arrembante del tifo, in molti concordi nel credere che la pratica “Permanenza in C” sia chiusa con un centinaio di minuti ancora da giocare: sbagliato. Vediamo con preoccupazione che i 10 anni di gestione Di Masi hanno cloroformizzato la piazza, abituata in passato a convivere con iscrizioni in bilico, punti di penalizzazione, retrocessioni per illecito sportivo, problematici rapporti con Covisoc (Commissione di Vigilanza sulle Società di Calcio Professionistiche), e tutto l’armamentario delle società in perenne difficoltà.
Con Di Masi potevamo permetterci di parlare solo di allenatori da confermare o sostituire, di giocatori che arrivavano e poi li pagavi per andarsene, di DS di dubbia capacità e fedeltà. Ci siamo quindi dimenticati dei problemi annessi alla mera sopravvivenza della nostra piazza calcistica. Qualcuno poi ha gridato a una crisi societaria immaginaria confondendola con la pur legittima aspirazione di poter tifare uno “Squadrone che tremare il mondo fa”. D’altra parte le teste pensanti del tifo sono sempre quelle, che adesso guardano anche ai loro interessi di bottega (leggi leadership e consensi elettorali) e non solo alla Storia della squadra mandrogna. Anche in Tribuna Stampa nulla è cambiato rispetto a tre lustri orsono. Qualcuno degli habitues ha gettato la spugna per limiti d’età, ma questi anni sembrano passati invano: sono sempre i soliti, sempre a dire le stesse cose, a usare gli stessi aggettivi e a non cogliere segnali di novità in un mondo, quello del calcio, in rapida evoluzione. Sicuramente si cambierà proprietà ma, fino a prova contraria, Di Masi vende e chi acquisterà lo farà legittimamente. Diciamo invece che, dal momento dell’eventuale passaggio di proprietà fino all’avvenuta iscrizione al prossimo campionato, sarà il sindaco a dover vigilare sulla correttezza delle operazioni. Abonante non potrà ovviamente entrare nel merito delle volontà del venditore ne della politica sportiva immaginata dalla nuova proprietà, ma dovrà garantire il rispetto del patrimonio cittadino che si chiama Alessandria Calcio. Quindi, per tornare a parlare di Mister e DS, terzini e punteros, mediani e massaggiatori, in mezzo c’è una serie di operazioni da perfezionare e d’incombenze federali ed economiche da onorare.
Cari tifosi, se volete davvero entrare nella stanza dei bottoni, mettetevi a cercare risorse anziché pensare come spendere quelle degli altri. Sperando che il matrimonio fra tifosi e nuova proprietà non generi un mostro foriero di confusione di ruoli e di responsabilità. E prima di vedere i commercialisti fare gli ultras, i dirigenti acconciati da domatori, gli allenatori allenare tutti tranne che la squadra, gli ultras scegliere giocatori e staff, sarà meglio ricordarsi che la gestione d’una società di calcio professionistica male si sposa con la democrazia rappresentativa.
Grigi: dalla Storia non abbiamo imparato niente?
