Nei prossimi mesi per la comunità degli Psicologi piemontesi, si svolgerà un appuntamento di grande rilievo: l’elezione del nuovo Consiglio Regionale dell’Ordine Professionale. Tale appuntamento riveste più di un significato; al di là del mero fatto burocratico che si concretizza con l’elezione di Colleghi della professione dell’Organo di autogoverno della nostra travagliata e spesso contradditoria Categoria, le elezioni in qualunque settore e in qualunque campo sono sempre state l’occasione per un confronto fra le diverse modalità di intendere la gestione non tanto patrimoniale ma quanto culturale e, se ci si permette, politica di migliaia di Professionisti e Professioniste spesso troppo approssimativamente definiti “tecnici della mente”. Allo stato dei fatti la nostra Associazione di Categoria, ultima arrivata fra le tante preesistenti, non ha ancora la certezza di poter presentare una lista per queste elezioni: motivi pratici, di ancora aurorale presenza nelle varie città del Piemonte e soprattutto la consapevolezza di doversi confrontare con altre associazioni che da sempre esprimono la governance del Consiglio dell’Ordine. Governance che comunque noi contestiamo radicalmente, al di là dell’effettivo peso che potremo avere o meno nel nuovo Consiglio dell’Ordine, ma da cui ci separa abissalmente alcune concezioni della professione e della vita sociale e della stessa identità professionale che forse è bene iniziare a precisare, non si sa se a futura memoria:
- un profondo dissenso nella gestione delle risorse economiche dell’Ordine piemontese molto dotato patrimonialmente e non se ne capisce la ragione, in quanto a nostro avviso i fondi raccolti con le iscrizioni, dovrebbero essere interamente riversati in iniziative di sostegno e aiuto ai colleghi e colleghe più in difficoltà, in particolare sostenendo in modo gratuito formazione professionale degli Psicologi e Psicologhe più giovani;
- una ristretta visione della politica sociale con una scarsa attenzione alla realtà socio-politica in cui la Professione si muove, soprattutto in una fase in cui l’attacco alle libertà democratiche di pensiero e di parola sono all’ordine del giorno (rileviamo una assoluta assenza di interventi dell’Ordine sulla tutela del mondo LGBQT+ e sul diritto assoluto della persona di esprimere la propria vivacità psichica senza pregiudizi, regole e verità precostituite, principio questo fondamentale della stessa terapia psicologica e psicoanalitica);
- la mancanza di regole che separino rigorosamente la funzione di Consigliere dell’Ordine da quello di soggetto gestore o co-gestore di attività formative a pagamento destinate al raggiungimento obbligatorio dei crediti formativi voluti dalla Legge: l’Ordine dovrebbe avere una funzione di assoluto rilievo del controllo quali-quantitativo della formazione obbligatoria e a nostro avviso i suoi componenti dovrebbero essere assolutamente scevri dal possibile conflitto di interesse;
- la mancata presenza di una politica per i giovani e per le giovani che si accostano alla professione, già di per sé messa spesso in discussione e che si trova a scimmiottare indebitamente altre professioni, subendo quasi un senso di minorità, non certamente utile a creare uno spirito professionale forte e convinto del potere immenso della cura analitica non solo a livello individuale ma anche a livello di comunità. Quanto accennato sopra non costituisce assolutamente una piattaforma per una nuova lista che a tutt’oggi non sappiamo se avrà luce o meno in Piemonte, ma nello spirito di chi scrive, è forte il desiderio di poter aprire un dibattito serio su questi temi per aiutare la nostra Categoria ad un risveglio assolutamente necessario nel panorama un po’ desolato della politica sociale e professionale piemontese.
Fabio Tirelli
Coordinatore Regionale
Associazione “Professione e Solidarietà”