Letta l’ultima (purtroppo pure prolissa) intervista in esclusiva rilasciata da Enea Benedetto, neo Presidente dei Grigi, riteniamo doveroso invitare tutti a fare qualche riflessione perché l’Enea-pensiero riflette quello che sarà il futuro del nostro club e, se fosse diverso, sarebbe ancora peggio, ma lo sapremo solo tra un po’. Non è un segreto che Bob Lamanna poteva essere già nel novembre scorso il nuovo patron dell’Alessandria. Di Masi, allora, ha lasciato cadere la trattativa virtualmente conclusa. Ora pare che Signorelli, storico braccio destro del Bob, sia il papabile nuovo DS dei Grigi (di bene in meglio, non c’è che dire). Chi pensava che potesse arrivare un presidente “normale”, come tanti che gestiscono dignitosamente società di C e B, si ricreda perché, in un ambientino come quello che si è venuto a creare ultimamente qui da noi, nessun serio operatore sano di mente sarebbe disposto a investire nei Grigi qui i suoi soldi. E non vogliamo neppure accanirci contro Enea perché, nonostante lui eroicamente presti il fianco, attraverso gesti, parole e concetti, a qualsiasi critica, non riusciamo ad andare oltre il compatimento per la sua disarmante mancanza di cultura sportiva unita una superficialità quanto a gestione d’una società professionistica. Questo presidente, almeno secondo noi, s’è buttato nel calcio professionistico senza studiarne le regole, gli equilibri, i riti e le problematiche e ogni volta che dà aria ai denti lo conferma. Sarebbe quindi facile addossargli ogni colpa. Questa città è stata complice di questo epilogo perché ha tollerato una discutibile tipologia di tifoso organizzato, in combutta con certa stampa asservita, che ha favorito l’humus ideale per l’arrivo di cotanti personaggetti, sperando che gli arrivi fossero finiti qui. Enea esagera quando, per esempio, parla di un’eccessiva burocratizzazione delle pratiche federali. Se mettesse in funzione le sinapsi prima di sparare pubblicamente simili sciocchezze, si renderebbe conto che una società di calcio professionistica deve garantire correttezza nei confronti di dipendenti e tesserati, perché ognuno di loro, con le loro famiglie, vive di quel lavoro. Ma spiegarlo a chi è un parvenu che si muove in questo mondo come un cieco in un corridoio è utile, come si usa dire, quanto lavare la schiena a un asino: si spreca tempo e lisciva. Il passaggio nell’intervista succitata che Enea ha dedicato a Servili poi ci è parso una maldestra captatio benevolentiae nei confronti del tifo organizzato e vedremo quanto e come il vecchio portiere saprà legare la sua immagine a quella della nuova proprietà: auguri. Se n’è andato anche il team manager Giordanengo, ma Enea non sembra ritenga utile in organico una figura del genere o, quanto meno, a tempo pieno. Ai primi disastri si ricrederà. Per non parlare poi della figura dell’addetto stampa, ruolo che evidentemente lo zazzeruto presidente ritiene di poter interpretare in prima persona (ma in Italia vogliono tutti fare il giornalista) lui stesso attraverso il suo profilo social. Ma Enea lo sa che attorno ai Grigi lavorano giornalisti professionisti impegnati a rendicontare minuziosamente, piaccia o non piaccia, la vita del club agli sportivi e alla città? Enea deve avere, tanto per cominciare, rispetto per il lavoro altrui, soprattutto per quelli che operano vicino alla squadra, mettendoli nella condizione migliore per fare il loro mestiere. Qui non si parla della Sunese o del Nizza Millefonti ma di una piazza che porta migliaia di spettatori allo stadio. Enea ha tutto il diritto di gestire la società come meglio crede, ma impari in fretta, perché la sua idea di calcio è vecchia di quarant’anni, legata com’è a problematiche che i club dilettantistici ignorano. A questo punto ci poniamo una domanda: ma quei giornalisti che hanno spalleggiato acriticamente la curva con le sue alzate d’ingegno, i suoi coretti con insulti beceri e ingiusti, l’atteggiamento sfascista e negativo di alcuni, il dileggio sistematico per gli uomini della vecchia società, adesso saranno contenti, visto che l’odiato Di Masi è stato cacciato proprio dai loro protetti? E si tratta di quegli stessi giornalisti che, attraverso le loro testate, hanno gridato al miracolo, accompagnando con le fanfare i primi vagiti dell’Associazione dei Tifosi Ideale da Gigetto Gastini. Accolta come l’inizio di una rivoluzione copernicana del calcio nazionale. Adesso non parlano più di questo ectoplasma di associazione votata al mutismo e all’oblio? Cos’è successo, hanno perso il fiato? E sempre certi fenomeni della stampa locale, cosa pensano (pensano?) della presentazione del nuovo addetto stampa, figura al momento ancora sconosciuta, avvenuta su una panchina davanti a un solitario giornalista che passava di lì per caso? Ridicolo. E il Sindacato Giornalisti Sportivi che in città è rappresentato ai massimi livelli e che in passato si è mosso per molto meno adesso che fa, si nasconde? Per alcuni giornalisti l’attuale deregulation va pure bene, così potranno riprendere ad intrattenere con certi dirigenti utili rapporti confidenziali, come ai tempi di “Svicolone Menegatti”, dove c’erano giornalisti di Serie A (uno) e tutti gli altri tagliati fuori. Intanto il probabile nuovo segretario della società arriva da Casale e si chiama Luca Turco. Lo scriviamo per pura informazione, sperando che, quanto prima, ritorni a fare gli scoop quel mitico giornalista che “sussurrava agli asini”. Cerri, l’ormai ex DS, dopo aver fatto professionalmente il suo dovere in questa ultima difficilissima stagione, ha condonato l’anno di contratto con l’Alessandria che si era guadagnato a salvezza ottenuta e, udite udite, ha rinunciato ai soldi cui aveva diritto grazie alla rescissione. Più o meno come il suo predecessore idolo della Nord che, dopo aver ingaggiato 92 (novantadue) giocatori in tre stagioni senza venderne uno, si è costruito il futuro (forse) a spese di Di Masi, uscendo ricco dall’esperienza alessandrina ma avvelenando i pozzi e dopo aver contribuito ad ammorbare l’ambiente. Bella differenza tra i due DS ma Cerri non piace ai tifosi quindi certe notizie manco si riportano. E perché non scrivere del Settore Giovanile senza strutture per allenarsi, senza istruttori, senza giocatori e, soprattutto, senza uno straccio di budget? A proposito, il giovane “non-mister Rebuffi”, il mancato “Schettino de noantri” la scorsa stagione, è passato da una panchina di C a “non-allenare” una squadra giovanile Under 17, riesumato dal suo amichetto andato a far danni per Cairo: pure su tutto ciò perché è stata messa la sordina? Forse perché descrivere la fulminante “carriera del gambero” di Mister Rebuffi, amato dalla Nord, non piacerebbe ai capi ultras. Pensare che basterebbe quello che abbiamo scritto oggi per dimostrare che Enea è il miglior presidente possibile per gente come noi, anche se temiamo di essere solo all’inizio della farsa.