Alessandria – Se a Los Angeles si sono inventati il “Walk of Fame”, il marciapiede dove sono impresse le impronte delle estremità delle grandi star del cinema, ad Alessandria, e al Moccagatta in particolare, sono diventati sacri invece i calchi delle chiappe dei più titolati tifosi mandrogni organizzati, ora assurti a vestigia di culto (non si capisce in onore di quale bizzarra religione, ma ci adeguiamo). Il problema è che, secondo alcuni di questi “chiappa-clonati”, alcuno può profanare occupandoli, neppure dopo aver pagato regolare biglietto, certi augusti seggiolini della Nord in una sera di mezza estate durante un’amichevole di calcio organizzata al Mocca fra una squadra media di Serie A e una corrazzata metropolitana di B, mettiamo un Sampdoria – Monza. A un nostro concittadino quindi, pur avendo contribuito a costruire e a tenere in piedi lo stadio, non è permesso godersi in santa pace una partita di calcio di buon livello giocata a due passi da casa. Tutto ciò solo perché qualche ignoto tifoso, considerato da certi nostri ultras “infedele” o da altri “occasionale”, potrebbe occupare per un’oretta la seduta “riservata”, tra gli altri, a qualche piccolo sfascista, magari assurto a rango di dirigente politico, abituato a insolentire i galantuomini, a intimare quando e chi può andare allo stadio e a vedere cosa. Il tutto vergato su post farneticanti e sgrammaticati scritti di suo pugno o da suoi accoliti. A costoro questa presunta autorità da dove arriva? Sarebbe come dire che, se qualcuno va spesso in un ristorante e si accomoda abitualmente nello stesso posto, quando lui non c’è nessuno potrà occupare quel tavolo. I cittadini e gli sportivi alessandrini sono d’accordo? Qualcuno ha chiesto a loro? E il Sindaco, che dice dell’andazzo, lui che lo stadio lo ha concesso in uso all’Alessandria Calcio, mica al tifoso Caio o al tifoso Sempronio? Inoltre, visto che la società Alessandria Calcio di Enea ha deciso di rinunciare a ventimila euro cash (tanto sarebbe arrivato da Monza e Sampdoria per l’affitto del Mocca) nel momento in cui il nostro club durante la stagione chiedesse un contributo straordinario al Comune, sarebbe immorale che Abonante, almeno coi soldi della nostra comunità, accontentasse Enea, visto che il nostro eroe virgiliano in questa occasione ha rinunciato a cuor leggero a tale pingue cifra. Di più: da oltre un mese Benedetto piange miseria insistendo fino alla noia che i conti della società non tornano (colpa di patron Di Masi, secondo lui, che avrebbe taroccato le cifre in sede di diligence). Rinunciando ai soldi di Galliani, Enea ci sta dicendo che ora i denari gli escono dalle orecchie e i conti quindi sono tornati sotto controllo (il suo? Andiamo bene!): beato lui e beati noi. O no? L’amichevole è stata rifiutata perché, ci fanno sapere con tesi fumose a mo’ di dispaccio dal fronte, che la Curva Nord alessandrina e il gruppo dei Supporter’s in particolare, è “gemellata” con la curva genoana, quindi rivale di quella doriana per cui un tifoso blucerchiato al Mocca non sarebbe gradito. Sti finti tifosi facciano pure gli accordi con omologhi di altre città ma non coinvolgano anche chi non è “dei loro” (come noi per esempio) senza averne ottenuto prima la disponibilità. E non vorremmo mai più passare per queste prove muscolari frutto di infantili ricattini. E chi, come noi, non frequenta la Nord e non si attiene quindi a certe consuetudini “Anni ‘60”, volendo soltanto godersi un evento sportivo, non lo può fare perché un suo concittadino ce l’ha col genovese “sbagliato”? E il genovese “giusto” solo certi ultras sono in grado di riconoscerlo? È chiaro: siamo ostaggio di quattro nostri sedicenti imbarazzanti tifosi. Adesso che l’amichevole è “saltata” questi qua possono gioire con piglio celoduristico ragliando al mondo: “abbiamo fatto vedere chi siamo!”. Ma come si può essere superficiali, provinciali, arroganti e autoreferenziali al punto da dimenticare il buon senso, un minimo di tolleranza e il rispetto del sentire altrui? E questi qua vorrebbero farci credere di essere “sportivi”? La centenaria cultura sportiva alessandrina è caduta così in basso? Dopo la storiaccia, poi smentita, dei calciatori dormienti in campeggio nel centro sportivo Michelin che ha fatto il giro di tutta Italia, eccoci tornati all’onore delle cronache nazionali per questo niet a un’amichevole di lusso, imposto alla nostra città da una sparuta minoranza dall’incerta autorevolezza: un altro colpo basso inferto alla ormai compromessa credibilità mandrogna nel “pianeta calcio”. La Società e il suo presidente Enea, poveracci, in commedia hanno interpretato, come spesso succede loro, il ruolo dei servi sciocchi, cavalcando la tigre Ultras. Comprensibile, vista la loro formidabile debolezza sotto il profilo culturale, societario, tecnico e, se nulla cambia, economico. Enea sta tentando in questo momento, a dispetto d’una struttura costosissima ma povera di valori professionali, di giocarsi le ultime carte per la sopravvivenza. Penosa ma obbligata anche la mossa presidenziale di aver anticipato la campagna abbonamenti senza offrire alla città un progetto sportivo dignitoso e leale, barattato furbescamente con l’ingaggio di un testimonial di 36 anni in quota tifosi. Abbiamo quindi un massimo dirigente piuttosto incerto mentre, giorno per giorno, la sua credibilità cala. Come può pensare questo presidente che gli bastino le pacche sulle spalle di certi Ultras i quali, in realtà, fanno una guerriglia tutta loro, coinvolgendo società e Enea in un abbraccio mortale? Ci pare improbabile a questo punto che imprenditori locali, anche se ben disposti, decidano di intervenire in soccorso di questi Grigi se Benedetto continuerà a occupare manu militari la società con i suoi sgherri, per di più condizionato da una minoranza di tifosi ingestibili. E Benedetto, alla sua prima conferenza stampa (peraltro organizzata con oltre due mesi di ritardo) che fa? Scappa, magari perché non ha argomenti e spera di mettersi in salvo usando la retorica della sedicente “tifoseria eroica”. Questa curva infatti può anche mobilitarsi a fondo per sottoscrivere abbonamenti a iosa, ma saranno sempre pochi per coprire una quota decente d’un pur modesto budget annuale del club. La stampa sportiva cittadina, anche in questa occasione, s’è comportata come le tre scimmiette intorno a uno struzzo con la testa nella sabbia. Certi giornalisti locali annotano, tacciono e, qualche volta, ammiccano, ma non prendono mai posizione né commentano – da anni – certi passaggi imbarazzanti: possibile che anche la loro cultura sportiva si esprima solo attraverso la “pancia”, come farebbe un ultras talebano qualunque? O magari semplicemente non intendono rinunciare al rito del calco delle loro terga? L’acqua è poca e la papera non galleggia, della cultura sportiva poi ce ne siamo ormai scordati e stiamo entrando in un Medio Evo forse senza ritorno. Enea Benedetto per favore torna a S. Mauro Torinese: nel campionato scorso di Eccellenza Piemontese hai raccolto 3 punti con sette allenatori diversi, vuoi bissare il trend anche in Serie C? O pensi che basti il Ciancio per sfangarla? E invece di tentare di cedere il tuo 60% a Nini Corda e cercare così di spiazzare il tuo socio francese (ormai Lamanna, altro possibile partner si sta piazzando a Reggio Calabria) molla tutto, carte di credito della società comprese, e smettila di fare il saltimbanco sulla pelle di una società calcistica con una tradizione e una storia come l’Alessandria Calcio.
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