Alessandria (Piero Evaristo Giacobone) – Scusate se insisto ma mi chiamo Evaristo e, mio malgrado, devo registrare l’ennesimo esempio di provincialismo e di ignoranza tipicamente alessandrini. Ci sono voluti sedici anni e di fatto lo sapevamo ormai da almeno cinque, ossia da quando il Comune di Alessandria ha dovuto modificare il progetto milionario dell’archistar statunitense Daniel Libeskind inerente il bando periferie che includeva l’opera privata del faraonico quanto brutto Palazzo dell’Edilizia in questione. Per la fortuna dei responsabili del Collegio Costruttori (Sindacati compresi che amministrano pure loro) non si trattava d’un appalto pubblico perché altrimenti sarebbero già finiti tutti in galera da un pezzo. Progetti approssimativi, preventivi delle imprese aderenti al Collegio Costruttori che superavano il quadro economico originario con palesi conflitti d’interesse, hanno tutti contribuito al fallimento di un’opera importante per la Città. Ora le scuse sono bell’è pronte: Covid, guerra in Ucraina e magari anche qualcos’altro, ma tutto ciò non basta a nascondere la cruda realtà: Alessandria, come al solito, ha vissuto al di sopra delle proprie possibilità e i sogni di gloria si sono infranti sul capo di una classe dirigente imprenditoriale locale che ha alzato bandiera bianca. Meglio così, a condizione però che tutti facciano un bagno di umiltà e, invece di continuare a lavorare per gli interessi degli alessandrini, si cominci a lavorare per gli interessi di Alessandria che raramente coincidono. Ora resta un monumento all’incapacità proprio di fianco alla pianta di Napoleone: mai accostamento fu più appropriato tra chi aveva saputo conquistare mezza Europa e chi invece ha perso per l’ennesima volta la faccia a casa sua senza dover fare neanche un chilometro. Questa volta le Amministrazioni comunali non c’entrano. Caro Sindaco Abonante, almeno pretenda che certi imprenditori edili della città risistemino l’area vandalizzata per rispetto di tutti quelli che ogni giorno ci passano vicino. In alternativa un epitaffio del tipo: “Qui giace, dopo lunga e penosa malattia e con poca pace, lo spirito imprenditoriale di questa città”.
Toccate i cavalli!
E io pago.
Palazzo dell’edilizia di Libeskind: ecco i rottami del solito fallimento mandrogno
