Milano – L’assemblea dei soci di Acciaierie d’Italia (ex-Ilva) è finita ieri pomeriggio col rifiuto di Arcelor Mittal di finanziare la società secondo la quota che gli spetta come azionista di controllo. Dopo due mesi di profonda incertezza, con una liquidità ridotta, i soci si rendono conto della gravità della situazione. Il socio franco-indiano ha il 62% del capitale, lo Stato Italiano, tramite Invitalia, il 38% e ieri ha chiesto: su 100 euro di denaro fresco, lo Stato è disponibile a mettere 38, ma all’azionista privato tocca aggiungere 62. Mittal e il suo management internazionale hanno detto di no. D’altronde, a suo tempo, Invitalia ha sottoscritto un finanziamento a favore di Acciaierie d’Italia per un valore di 680 milioni di euro, tecnicamente un finanziamento soci a futuro aumento di capitale. Per Mittal, dunque, lo Stato potrebbe convertire una parte di questo finanziamento in aumento di capitale e, quindi, salire automaticamente a una quota di maggioranza, ribaltando così le proporzioni dei soldi da immettere nell’azienda. Ciò favorisce la strategia di totale deconsolidamento del socio privato dal gruppo siderurgico ma contrasta con la linea dello Stato italiano contrario al controllo pubblico dell’impresa. Intanto il tempo passa e i problemi aumentano.