Alessandria (Max Corradi) – “Ecco, nel giorno del vostro digiuno curate i vostri affari, angariate tutti i vostri operai. Ecco, voi digiunate fra litigi e alterchi e colpendo con pugni iniqui” (Isaia 58,4). Siamo nel tempo di Quaresima (Quadraginta nella lingua dei nostri Padri), ma i ritmi delle società capitalistiche occidentali non consentono più le suddivisioni del tempo secondo esigenze spirituali. Tutto si appiattisce, tutto si uniforma al dio del profitto e del consumo, sul cui altare si sacrificano vittime, ad Alessandria come a Firenze. Non riesco a rassegnarmi di fronte alla superficialità di una classe politica che dibatte su questioni altamente tecniche senza avere un’adeguata preparazione. Mi riferisco, al dibattito sullo stabilimento Solvay di Spinetta Marengo. C’è una consulta che se ne occupa. C’è anche una commissione di consiglieri comunali che fa altrettanto. Ora si vuole costituire addirittura un osservatorio. Alla fine “il troppo stroppia (o storpia)” e in Alessandria non cammina neanche se non per gettonare le presenze o per parlarsi addosso. Alla fine: “nel torbido si pesca meglio” e così ognuno è contento a casa sua: Solvay continua a produrre, gli ambientalisti continuano a contestare e i politici a proclamare riforme, nuove leggi e severe sanzioni. Dovremmo cominciare a precisare come sia possibile che l’ente pubblico preposto (Provincia) continui a consentire la produzione industriale di componenti autorizzati in via sperimentale da un lustro e più. Si tratterebbe di capire perché lo Stato (responsabile dell’inquinamento storico della fraschetta quando l’ambiente era un “servo muto”) non intervenga direttamente finanziando la bonifica dei terreni al di fuori dello stabilimento industriale, come atto di riparazione dovuto ai cittadini di Alessandria. Bisognerebbe comprendere cosa intenda fare in concreto l’università coi milioni donati da Solvay a favore degli alessandrini cui poco importa di vincere premi per le pubblicazioni scientifiche dei cattedratici. Nessuna frase è meglio di questa di Jhon Maynard Keynes (1883 – 1946): “Nel lungo periodo siamo tutti morti”, ma è in quello breve che ci giochiamo la salvezza dell’anima. Meditiamo in questi giorni di quaresima sulle parole del profeta Isaia; sempre che a qualcuno interessi ancora la propria salvezza.
Ma fa listess…
Solvay, ma quanto ci costi!
