Alba (CN) – Per salvare Egea destinata a fallire bisognava mettere d’accordo i creditori possessori di almeno il 60% delle obbligazioni non garantite che il gruppo aveva piazzato a una platea di 77 investitori nel corso di sei diverse emissioni. Poco meno di 11 milioni di euro. Oggi pomeriggio alle sei, dopo un’estenuante trattativa, il notaio ha raccolto le firme degli obbligazionisti che si erano decisi ad accettare il piano di saldo. A vincere, al di là dei tecnicismi amministrativi che servono solo a confondere le idee, alla fine è stata Iren (ma questa non è una notizia perché lo sapevano tutti) che metterà sul tavolo 85 milioni di euro e un controllo azionario suddiviso in parti uguali tra la stessa erede delle ex municipalizzate di Torino, Genova, Reggio Emilia e Parma e le banche detentrici di crediti garantiti per circa 160 milioni di euro. In sostanza l’azienda di Reggio Emilia s’è “pappata” Egea. In questo modo la partita degli obbligazionisti è stata archiviata insieme a quella dei fornitori (a loro è stato riconosciuto il 25% dei crediti maturati fino al 1°giugno scorso, il 100% di quanto dovuto dopo quella data), mentre sarebbero agli ultimi dettagli le intese riguardanti l’analogo 30% promesso alle banche per i loro crediti non garantiti (altri 160 milioni) e l’erario, obbligato ad accettare la restituzione di 60 milioni di euro (su 200) in dieci anni.