di Andrea Guenna – Giulietto Chiesa lo aveva detto a più riprese: “La Turchia è uno stato canaglia che insieme al Qatar, all’Arabia Saudita, agli Usa e alla Francia (quella non manca mai; n.d.r) finanzia l’Isis”. E l’Isis ha provocato i russi che, con tutti i difetti che hanno, negli ultimi 40 anni non hanno mai rotto i coglioni a nessuno. Ora dobbiamo sorbirci il sermone di quel simpaticone di Erdogan che nei giorni scorsi ha dichiarato: “Affidiamo a Dio un certo Benjamin Netanyahu nella speranza che l’onnipotente possa distruggerlo e renderlo miserabile”. Ma stiamo scherzando? Ma i turchi si rendono conto di chi sta al vertice del loro Stato? Anche perché non è la prima volta che il loro capo se la prende con gli ebrei. Risultato? Per ora è che, su ordine del ministro degli Esteri ebreo Israel Katz, il vice ministro degli esteri turco a Tel Aviv è stato convocato per un chiarimento. “Ho dato precise istruzioni affinché al vice ambasciatore turco sia inflitta una seria reprimenda dopo le parole rivolte da Erdogan nei confronti del nostro premier. Non c’è nessun dio che ascolta chi sostiene le atrocità di Hamas, Erdogan stia zitto e si vergogni” ha detto Katz. Niente da fare, Erdogan ha di nuovo rivendicato la posizione della Turchia, “uno dei pochi Paesi a parlare apertamente contro il genocidio in corso”, e ribadito che Ankara non considera Hamas un’organizzazione terroristica. È il solito delirio musulmano che si perpetua da quasi 1.500 anni e che si conferma con la frase successiva: “La Turchia attende e spinge affinchè il governo israeliano venga processato per crimini contro l’umanità”. Nello stesso comunicato si ricorda che lo Stato ebraico si trova “sotto processo per genocidio” e si ribadisce l’impegno della Turchia “a parlare in tutte le sedi possibili della persecuzione del popolo palestinese”.
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