Torino – Gli studenti ebrei, dopo la decisione del Rettorato di interrompere i rapporti con gli atenei israeliani, non si sentono più a casa loro nell’Università di Torino dove il clima d’odio cresce ogni giorno contro i discendenti di Giacobbe. Qualcuno ha smesso perfino di frequentare le lezioni per paura di essere aggredito. Ieri, davanti al Rettorato, sotto ombrelli e dietro a bandiere bianche e blu, c’erano decine di studenti e intere famiglie, coppie di giovani e anziani. Vite divise tra Italia e Israele, segnate da quel 7 ottobre 2023. E unite in un appello: chiedere al rettore e al Senato accademico di UniTo un passo indietro sulla sospensione della partecipazione al bando Maeci di collaborazione con le università israeliane. Secondo la Comunità Ebraica questa decisione crea un precedente pericoloso. Per gli studenti ma anche per noi di Alessandria Oggi che siamo loro vicini, l’Università è la casa della cultura e del sapere ma ora sta diventano terreno franco per l’odio e l’intolleranza. In effetti anche a Torino il clima d’odio, fomentato da una sinistra incosciente e aggressiva, è aumentato coi professori che solidarizzano coi manifestanti pro Palestina e discriminano gli studenti ebrei. Nei bagni del campus Einaudi le scritte contro Israele sono ovunque: è accusato di essere uno Stato “genocida” e “terrorista”, parole che fanno male e provocano un grande dispiacere. In questa situazione colpisce il silenzio tonante del rettore e della politica. A questo proposito la Comunità Ebraica ha inviato una lettera al rettore Stefano Geuna.
Foto tratta da La Stampa