Spinetta Marengo (Alessandria) Max Corradi – “Reattore E” dello stabilimento Solvay (Syensqo) di Spinetta Marengo fermo per la presenza anomala di C6O4. Nei giorni scorsi la Società aveva segnalato la presenza molto elevata di C6O4 in prossimità di uno dei reattori dello stabilimento. La produzione è stata interrotta e l’Arpa Piemonte ha effettuato una campionatura straordinaria i cui risultati saranno però resi noti solo tra qualche giorno. Nel frattempo la società ha deciso di interrompere la produzione sull’impianto in questione e dalle indagini condotte ha ammesso che la causa principale dovrebbe essere dovuta ala perdita (ancora!) in una delle condutture di scarico dell’impianto e al malfunzionamento di due valvole del reattore medesimo. Intanto s’è tenuto in Comune un tavolo tecnico (un altro!) tra gli Enti interessati (Provincia, Comune, Arpa Piemonte e ASL AL) che, in attesa dei risultati dei campionamenti dell’Arpa hanno ribadito il fermo produttivo del reattore E. Mio nonno diceva che “Chi va al mulino s’infarina”. Purtroppo non stiamo parlando di farina e, non possiamo ignorare come nel recente passato sia l’amianto (polvere di asbesto) che il PFOA (componente base del teflon) sono poi risultati cancerogeni nel lungo periodo. Non consola neppure l’adagio dell’economista John Maynard Keynes secondo il quale: “Nel lungo periodo siamo tutti morti”. Io appartengo a quei pochi che oggi pensano ancora di essere creature di Nostro Signore Onnipotente e che solo a Lui spetta il diritto di spegnere l’interruttore della mia vita terrena. È pur vero che oggi mille sono i modi in cui ognuno di noi può decidere di consumare il proprio tempo di vita, ma perlomeno se ne sia consapevoli. In una società politicamente corretta dove tra non molto lo Stato vieterà di fumare ovunque, di bere alcolici e per finire di godersi un po’ questa per altri versi difficile esistenza, faccio fatica ad accettare che inconsapevolmente si accetti l’imprudenza di un rischio latente, ma grave come l’inquinamento da componenti chimiche create in laboratorio dall’uomo ispirato dal diavolo al di fuori del magnifico progetto divino del Creatore. Nel caso dello stabilimento chimico di Spinetta Marengo, da anni assisto ad un perfetto ed equilibrato “gioco delle parti” dove gli uni (più o meno autentici allievi del progresso) difendono la necessaria importanza della produzione per l’occupazione e il prodotto interno lordo e gli altri (più o meno autentici allievi della decrescita felice) ribadiscono a gran voce la necessità di chiudere ogni attività potenzialmente a rischio, in altre parole tutto lo stabilimento. Poi ci sono i Sindacati che, come di consueto, stando in mezzo, in questo Paese finiscono sempre per fare la fine del manzoniano don Abbondio (vaso di coccio tra vasi di ferro), ossia difendono le produzioni per salvaguardare l’occupazione, ma si costituiscono parte civile nei processi contro i dirigenti aziendali. A casa mia si chiama “doppio gioco” o “sputare nel piatto in cui si mangia”. La verità, purtroppo, è molto più semplice quanto immodificabile: o si accetta il pericolo potenziale ma grave di un futuro a rischio salute per gli abitanti di Spinetta Marengo, per i lavoratori e i subappaltatori dell’Azienda, nonché per tutti gli abitanti di Alessandria, oppure si decide di chiudere tutto e di interrompere ogni minimo ulteriore rilascio di sostanze chimiche nell’acqua, nella terra o per aria. Non penso che il Gruppo Syensqo (come si chiama oggi Solvay) sia fatto di pirati “mordi e fuggi”: lo dimostra la dabbenaggine di aver inventato una molecola che ovunque si rinvenga non fa che puntare il dito contro di loro quali produttori ed utilizzatori esclusivi e, comunque, di investimenti ne hanno fatti davvero, ma allo stesso tempo, malgrado le loro rassicurazioni, non si potrà mai pervenire alla totale, permanente ed assoluta impermeabilizzazione dello stabilimento a tutte le matrici ambientali circostanti. Ritengo che il politicamente corretto, se riuscirà a far funzionare qualche neurone, finirà per accorgersi che la responsabilità va ricercata indietro nel tempo, quando le aziende dello Stato (Montecatini e Montefluos) hanno distrutto l’ambiente inquinandolo di cromo esavalente, di PFAS e di altre schifezze chimiche che forse neppure oggi abbiamo ancora individuato, ma prendersela coi morti non serve a nulla, ci penserà Nostro Signore Gesù Cristo a giudicarli. Ho solo una domanda per l’immaginario signor Solvay: quando ha acquistato lo stabilimento di Spinetta Marengo (magari a prezzo stracciato) sapeva della bomba ecologica su cui si andava a sedere?
Ancora un incidente alla Solvay di Spinetta; ancora!
